Signor Direttore,
con il senno di poi, ma anche avvalendosi di un po’ di razionalità, è chiaro che la montagna, soprattutto quella parmense, avrebbe dovuto avere uno sviluppo diverso.
Non voglio inoltrarmi su considerazioni generiche e neppure sull’insieme dei problemi e delle disfunzioni del mancato riequilibrio territoriale. Prendo ad esempio le seconde case. Nello sviluppo armonioso della montagna non avrebbero trovato posto le tante nuove costruzioni e si sarebbe incentivato il recupero/restauro di tanti fabbricati che sono andati distrutti e che continuano a subire gli effetti dell’abbandono.
Oltre il recupero del patrimonio edilizio esistente si sarebbe dovuto incentivare la creazione di alberghi, luoghi per la recettività.
Il turismo, in montagna, ha effetti monchi proprio per l’assenza di posti letto. Non è possibile, infatti, promuovere nessuna politica turistica se poi, anche a Berceto, ad esempio, non è possibile ospitare tutti i turisti che compongono un pullman. Resta il fatto, però, che ora ci troviamo con molte seconde case. Parte di queste sono completamente nuove e costruite in aree preposte e altre, invece, modificando vecchie costruzioni.
I proprietari di seconde case sono, in parte, persone le cui origini familiari erano di questi posti e altre, invece, di nuovi cultori della nostra montagna. Le nuove modalità di tassazione, da diversi anni, e prevedibilmente più in futuro, porteranno questi proprietari a costituire la parte determinante per il mantenimento, attraverso tasse e imposte comunali, dei Comuni e quindi dei servizi degli stessi residenti.
A differenza dei residenti, però, non avranno modo, visto che non votano, di influenzare le scelte delle Amministrazioni. Pagano, mantengono i Comuni e i servizi e non possono influenzare in alcun modo la scelta dei propri amministratori. E’ un’anomalia, a mio avviso, democratica. La lungimiranza, caratteristica che dovrebbe essere della politica, potrebbe porre rimedio a questo stato di cose che perpetua ingiustizie.
Ad esempio un emigrante che ha la sua prima casa a Parigi, se iscritto all’Aire, a Berceto non paga l’imposta sugli immobili essendo questa considerata, giustamente, prima casa. Un bercetese che è dovuto, invece, emigrare, ad esempio, a Genova, paga la sua casa di Berceto come seconda casa. Per la prima volta, con l’approvazione delle tariffe della Tares, l’Amministrazione di Berceto, tenta, anche se con risorse limitate, di dare un segnale di equità. C’è uno sconto del 30% su questo servizio che veniva pagato come se fosse usufruito per tutti i mesi dell’anno. Consapevoli, però, del ruolo, predominante, in ambito di entrate comunali, dei possessori della seconda casa, abbiamo il desiderio di coinvolgerli maggiormente, con voce in capitolo, nella vita del Comune.
Soprattutto non vogliamo dare l’impressione autoritaria e sciocca di considerarli, anche a livello comunale, una vacca da mungere, spremere. Per questo, ad esempio, come Amministrazione, desideriamo intervenire presso i Consiglieri Regionali per fare modificare alcune Leggi ed equiparare i possessori di seconde case, che pagano l’IMU, come i residenti. Mi sembrerebbe, ad esempio, semplice, fare pagare lo stesso prezzo per l’autorizzazione regionale per raccogliere i funghi. Serve, insomma, anche per lo sviluppo dei Comuni montani, coinvolgere maggiormente i proprietari delle seconde case nelle problematiche dei territori. Sarebbe un vantaggio per tutti e l’attenuazione di trattamento tra cittadini di serie A e serie B.
Luigi Lucchi Sindaco di Berceto
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