Signor direttore,
ieri sono stato al Ministero dell’Interno (preposto anche alla finanza locale), accolto con molta gentilezza, disponibilità, ma alla fine nessun risultato concreto anche se l’incontro è stato istruttivo.
Ho raccolto l’impressione, terrorizzante, ma istruttiva, per un amministratore pubblico, che molte Leggi e regolamenti, pur essendo impattanti sulla vita dei cittadini, il loro portafoglio, non sono ponderati con l’attenzione dovuta e proiettati nella realtà.
Faccio risalire questo scollamento tra la norma e la realtà al fatto che nessuno, probabilmente, conosce la realtà nonostante caterve di studi e consulenti.
L’ignorare la realtà, a mio avviso, è dovuto anche al fatto, ad esempio, che i nostri Parlamentari sono nominati e non eletti e quindi non abbiano più, in nessun momento della legislatura, il loro interesse a sentire i cittadini o quanti, gli amministratori dei Comuni, che dei cittadini sono la vera espressione, al momento, prima dell’avvento dell’Unione che non sarà eletta dai cittadini. La Tares (nuova tassa rifiuti che sostituirà la Tarsu o la Tia), ad esempio, in un silenzio assordante, rotto forse dalla “minaccia” di un sindaco che andrà il 22 marzo davanti al Quirinale in mutande e con la fascia tricolore, risulterà dirompente, nel mio Comune, per la debole economia dei cittadini e soprattutto dei commercianti e ristoratori che vivono, in definitiva, un’attività normale, per soli due mesi l’anno, affrontando, però, le spese fisse di tutti i 12 mesi.
Le utenze domestiche, ad esempio, per una famiglia mononucleo, che vive in una casa di 140 mq, passeranno da 158,74 euro a 98,28 con la Tares ma quella con tre componenti, seppur con una casa di mq. 113, passerà da 125,2 a 314,17 con la Tares. La vera stangata, inoltre, l’avranno i bar, i ristoranti e i proprietari delle seconde case. La pare produttiva del Comune. Un bar tipo di Berceto passerà da 164,00 euro con la Tarsu a 480,23 con la Tares. Un ristorante da 1.602,43 a 4.361,45 con la Tares e le seconde case, che usufruiscono, tra l’altro, del servizio per poche settimane l’anno, da 112,25 a 280,05 euro con la Tares.
I Comuni sono obbligati ad applicare questa tassa perché il Governo preleverà gli aumenti o li conteggerà in minori trasferimenti al Comune. Eccoci ai sindaci gabellieri, aguzzini, per conto dello Stato, nei confronti dei propri amministrati. Altro fatto non ponderato è che il ruolo di questa tassa, il suo incasso, avverrà ad annata inoltrata e nel frattempo, però, il servizio sarà svolto e non pagato, dagli incaricati.
Queste cooperative sociali, queste società, anche pubbliche, che raccolgono i rifiuti, avranno la forza finanziaria per remunerare i propri dipendenti, pagare il gasolio dei mezzi, per 8/9 mesi, senza ricevere il pagamento delle loro fatture? Credo di no. Molti paesi, città, del Nord, avranno ben presto un “paesaggio” come quello visto, per anni, a Napoli, dove i rifiuti non erano raccolti. Lo Stato, con le sue norme, il patto di stabilità, mette in condizione tutti i Comuni di non pagare e nel frattempo, con soldi nostri, pubblicizza la normativa europea che vuole, giustamente, il pagamento entro 30 giorni, data fattura, dei fornitori dei Comuni con l’applicazione, subito dopo, d’interessi di oltre l’8% per chi non si attiene a questa norma. Siamo impossibilitati a farlo.
Ci sono le condizioni, o dovrebbero esserci, per avere tutti gli oltre 8.000 sindaci d’Italia, il 22 marzo davanti al Quirinale in mutande e non il solo Sindaco di un piccolo Comune. Vedremo!
Luigi Lucchi.
Sindaco di Berceto (PR)
Berceto, 22 febbraio 2013