La Valtaro in crisi manifesta

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La mattina di venerdì 10 aprile 2009 passerà alla storia della valtaro come una delle prime manifestazioni sindacali.

A Bedonia (PR) la scelta di sfilare per le vie del paese contro la crisi economica ed il conseguente rischio per molti lavoratori del proprio stipendio ha coinciso con la giornata di lutto nazionale per le vittime del terremoto in Abruzzo.

Davvero una pessima scelta, quella delle rappresentanze sindacali, il non voler posticipare la manifestazione.

Proprio loro che hanno chiamato tutta la popolazione locale a sostegno dei lavoratori non hanno rispettato, non sono stati solidali, vicini, con chi ha subito una tale tragedia.

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A poco sono valse le prime parole, pronunciate ai tanti lavoratori che hanno partecipato alla manifestazione, per giustificare la scelta (a mio avviso pessima e di cattivo gusto) di svolgere ugualmente la sfilata.

Inqualificabile, dopo il tanto silenzio ed il poco fatto a sostegno dei lavoratori, parlare proprio in un momento dove si avrebbe dovuto stare in silenzio.

Già, perchè a parole, si è spiegato che anche solo un lavoratore che perde il posto di lavoro influisce negativamente sull’economia e la stabilità di questi piccoli paesini di montagna ma, nella realtà, solo la grave crisi occupazionale della Fincuoghi di Bedonia, dove i posti a rischio sono oltre 100, ha spinto alla mobilitazione.

L’errore di aiutare le aziende e non i lavoratori.

Chi non è in grado di guidare la propria azienda anche nei periodi di “scarso mercato”, chi non riesce a vedere oltre l’orizzonte del breve periodo, chi si è lanciato in speculazioni finanziarie, ha contratto mutui o goduto per tornaconto personale di finanziamenti senza investire in previsione di un andamento del mercato che, da tempo, non suggeriva rosa e fiori non merita aiuti.

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Sono le persone, le famiglie che vanno aiutate.

Chi deve pagare le bollette e non ha colpa se non essere al servizio, a basso costo, di imprenditori che, guarda caso, giudano tutti automobili di grossa cilindrata deve poter sentire vicino il proprio comune.

Dilazionare i pagamenti, ritrattare i mutui, esenzione dell’ICI e di tutte le tasse comunali: di questo nessuno ha proposto nulla (almeno in piazza).

Fortunatamente, per le autorità presenti, il lutto nazionale ha concesso il mutismo per non dare almeno spazio alla solita retorica.

Meglio stare zitti e rischiare di passare da ignoranti che aprire la bocca e togliere ogni dubbio.

In valtaro, così come in Italia, esistono seri professionisti, fieri lavoratori che, sono sicuro, potrebbero creare tante attività anche al di fuori del (ripeto sottopagato) lavoro in fabbrica.

Del resto, molte realtà industriali locali, prima fra tutte la mattonella, non sono certo state create da noi per la ricchezza di materie prime o la professionalità locale.

Pare che oggi si faccia fatica a ricordare i motivi che hann ospinto un grosso marchio imprenditoriale di Sassuolo a spostare la produzione a Bedonia dove, anche solo reperire le materie prime, consisteva nel trasportarle in loco (con spese aggiuntive non certo influenti visto il basso costo della manodopera locale).

Oggi, dopo aver ricevuto anche finanziamenti europei, ugualmente, si cerca di mungere la mammella delle istituzioni per appianare bilanci in rosso e scelte più che discutibili.

Poi, l’analisi delle singolarità può essere maggiormente dibattuto ma, ribadisco, nessun aiuto alle aziende è il mio personale pensiero.

Volendo si può anche parlare dell’adesione degli stessi lavoratori o della solidarietà che si è vista da parte dei lavoratori autonomi alla manifestazione.

Contado che, mentre taluni hanno continuato il proprio lavoro in fabbrica, molti esercizi commerciali chiudevano le saracinesche o, come testimoniatomi, alcuni turnisti approfittavano dello sciopero per dedicarsi a “lavoretti secondari”.

Solidarietà!

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