A dispetto del termine, WarDriving, non ha nulla a che fare con la guerra e non infrange nessuna legge.
Visto che in quest’ultimo periodo si fa molto parlare, specialmente in provincia di Parma, di connessioni internet via onde radio (wireless) ho preso un po’ di tempo per condurre una ricerca.
Con un semplice ricevitore Wi-Fi collegato ad un GPS ho mappato i segnali che si ricevono da alcune tra le maggiori vie di comunicazione della provincia.
Al momento la ricerca è un work in progress ma si possono già trarre alcune considerazioni.
Con l’aumentare delle offerte delle grosse aziende che danno connettività con abbinato un modem/router wi-fi, sono spuntati come funghi dei segnali sulla mappa. Abbinato al proliferare di queste attrezzature in utenti dal basso tasso d’informatizzazione ci si trova di fronte a molti rischi per la sicurezza.
La legge italiana, inoltre, vieta di estendere il segnale su suolo pubblico ma impedirlo, anche per l’utente, è assai difficoltoso.
Credo che ci si debba scontrare con la cronica paura di tutto ciò che riguarda un computer. Così, molte aziende, danno un fianco a possibili attacchi.
Vediamo che problemi e che opportunità possono dare tutte queste connessioni wireless che attraversiamo ogni giorno.
Prima di tutto, dalla ricerca, stimo in oltre 500 i punti d’accesso che ho attraversato. Talmente tanti che, nella mappa, è possibile vedere i vari percorsi che ho seguito. Sottolineo come nella geo-localizzazione di ogni segnale abbia volutamente omesso la potenza del segnale, la protezione utilizzata ed il suo nome (SSID). Sottolineo come la raccolta dei dati sia avvenuta con delle semplicissime (e tutt’altro che potenti) attrezzature che chiunque può procurarsi.
La sicurezza.
Nel progettare una rete wireless possono essere diverse le circostanze che impongono la scelta di una chiave di protezione della propria rete. Spesso, però, l’utente non ne ha la minima idea e non sceglie.
Si affida alle scelte dell’installatore o, semplicemente, non modifica nulla.
Male. Una semplice ricerca sul web della marca del modem/router o la semplice esperienza possono dare accesso a chiunque.
Il 50% delle reti incappate nel test, hanno una chiave WPA. Al momento un primo passo per difendere la propria rete.
Sicuramente meglio del 35% di reti protette da chiave WEP: la statistica vuole che sia spesso più veloce forzare questa password da un malintenzionato che farla digitare dal proprietario (questione di secondi, con normali computer).
Il 15% non utilizzando nessuna chiave ha, praticamente, un punto dal quale chiunque semplicemente può collegarsi senza tanti problemi e con tutta l’ammiazione di che ha bisogno di leggersi la propria posta distante da casa.
In effetti, se non ci fossero leggi anti-terrorismo tanto severe a vietarlo, questa grande concentrazione, specialmente nei centri cittadini, potrebbe portare al proliferare di diversi servizi.
Si potrebbe navigare in piena mobilità, passando da un acces point all’altro (cosa che sarà ancora più semplice con le prossime specifiche del Wi-Fi).
Ma ancora di più si potrebbe conoscere il menu del ristorante vicino anche senza avere un GPS collegato; si potrebbe visionare una presentazione del museo al quale si è di fronte e così via.
Sfortunatamente, come dicevo, la legge italiana non consente molte di queste operazioni di condivisione, specialmente se anonime. Anche sistemi come FON (info qui) nonostante consentano accesso nominativo ed univoco non sembrano soddisfare tutte le esigenze (ma sono tollerate così come chi propaga il segnale wireless).
Colpa degli utenti o di chi da il servizio? Anche se dal punto di vista contrattuale non si può serto colpevolizzare chi vende o installa apparati wireless, credo che maggiori informazioni si debbano dare al momento del contratto. Bisognerebbe informare chi si tiene in casa questo apparato che la prima cosa è cambiare le password e non comunicarle a nessuno (nemmeno l’installatore deve saperla). Questa è una condotta tassativa per ogni password: siti web, ftp, email, reti (utilizzate password complesse a seconda dell’importanza dei dati contenuti).
Proteggiamo i nostri dati, non crediamo a tutto quello che ci viene detto (specialmente sul web) e, nel dubbio, controllate sempre su un motore di ricerca: spesso i vostri problemi sono stati affrontati e risolti da altri.
Ora, non voglio essere eccessivamente prolisso (e spero di non essere stato troppo tecnico), concludo e do l’appuntamento al prossimo articolo a riguardo segnalando che i dati sono stati racolti in diversi periodi della giornata (la mattina ci sono più segnali da uffici e aziende mentre al pomerigigo si aggiungono le abitazioni).
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