Luigi Lucchi, il lupo e la valle

Attualità e Società

Signor direttore,
il 30 gennaio la mia casella di posta ha accolto fino alla mezzanotte 1431
e-mail non anonime con il testo sempre uguale, seppur spedito a me e a tutti i sindaci dell’ex Comunità Montana, da indirizzi diversi, in difesa del lupo. Una forma di protesta, a mio avviso, per la lettera che come Sindaci, proprio per il lupo nel nostro territorio, abbiamo inviato alla Regione e alla Provincia.
Questa mattina le e-mail continuano ad arrivare in gran numero e in continuazione. Sono portato, più che ad infastidirmi, ad ammirare l’organizzazione degli amici del lupo. Faccio, però, con il pretesto del lupo, una riflessione che considero amara e preoccupante da innamorato della montagna, del mio paese, delle tradizioni e delle persone che hanno vissuto e vivono in montagna. Si sono creati i presupposti, a mio avviso, di una tempesta perfetta per la montagna. Anche per la montagna della ricca Emilia e ricca Provincia di Parma. C’è la cultura imperante, un po’ in tutto il mondo, e fortemente in Italia, dello scarto, come l’ha definita Papa Francesco. La “sentenza dello scarto non è solo verso le persone ma anche dei territori deboli, marginali, incapaci di trovare una collocazione, come sarebbe invece possibile e forse dannoso, nell’immaginario della finanza e dell’attuale economia iper capitalista. Il mondo politico e amministrativo, a mio avviso, invece di preservarci, di aiutarci, con decisioni “irresponsabili”, ogni giorno sferra attacchi subdoli che ci tagliano le gambe: lotta ai piccoli comuni, obbligo di carrozzoni pubblici mangiasoldi, direttive per accrescere un’ottusa burocrazia, taglio di risorse per la preservazione dell’ambiente e lotta al dissesto, rapina di risorse dalle tasse e imposte comunali. Essere pronti, come Sindaci, ad affrontare questi attacchi concentrici non è semplice. Direi che è impossibile e se si ha il carattere necessario si può solo cercare di resistere e gridare, protestare, dimenarsi come una preda nella rete. Il dimenarmi è diventato un mio compito. In questo clima, in questa realtà, la montagna lascia campo vinto alla colonizzazione.
Può essere la colonizzazione di chi vuole “sfruttare” le nostre risorse e il nostro paesaggio “pagandolo” con un tozzo di pane. Può essere la colonizzazione di chi vuole una montagna a proprio uso fregandosene delle esigenze e bisogni di noi nativi. Diventiamo, come sta avvenendo, il cortile di altri, il loro parco giochi, e questi stabiliscono, a loro piacimento, il nostro destino, il nostro ruolo, la nostra vita esprimendo anche sferzanti giudizi morali su di noi. Noi montanari in montagna viviamo ogni giorno, gli altri, invece, vi fanno irruzione solo qualche momento della loro vita e dettano le condizioni. Non desidero partecipare a questo scontro parteggiando per un campo o l’altro dei colonizzatori. Il mio impegno, chiamando a racconta i miei conterranei, per come ne sono capace, è quello di ricreare le condizioni per tornare a porre un po’ di giustizia sociale e culturale e contrastare questa società dello scarto. Rivolgersi alla politica per chiedere un aiuto oggi è impossibile. Speriamo nel Papa.

Luigi Lucchi sindaco di Berceto (Parma)

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