Dopo i recenti fatti criminosi occorsi a diverse abitazioni, locali e aziende della valtaro ho raggiunto telefonicamente un volontario di un neonato gruppo di cittadini che vigila il territorio.
Ci tengo, così come ha voluto da subito specificare anche il mio interlocutore, che non si tratta ne di un gruppo di fanatici ne, tanto meno, di cacciatori di extracomunitari.
Per motivi di riservatezza e, perchè no, di sicurezza rispetto alla persona intervistata non svelerò ne il suo nome ne il suo sesso: ammettiamo di aver a che fare con un anonimo “Antonio”.
Io: in quanti fate parte del gruppo e da quando operate in valtaro?
Antonio: del gruppo, ad oggi, facciamo parte in circa una ventina ma molti, sparsa la voce, chiedono maggiori informazioni. Anche per questo ti ringrazio di questa possibilità che ci dai per far conoscere la nostra iniziativa.
I primi passi del nostro movimento sono iniziati da una quindicina di giorni ma solo da questa settimana abbiamo definito zone di competenza e incarichi fornendo anche un supporto cartaceo di comportamento, anche in caso di situazioni pericolose.
Io: avete una sigla, un nome, un simbolo?
Antonio: no, per il momento no. Ma non escludo che se la cosa fosse vista di buon occhio e, soprattutto riscuotesse l’utilità che speriamo, si possa creare una sorta di associazione.
Io: quali sono i compiti che svolgete? Girate per caso armati?
Antonio: molti di noi, anche per diverse esigenze, si trovano già sulle strade valtaresi ad ogni ora del giorno e (soprattutto) della notte. In strade poco illuminate e anche molto periferiche dove è facile per chiunque notare un movimento sospetto o un veicolo insolito.
Io: non hai risposto al fatto se siete o meno armati?
Antonio: si, siamo per lo più armati di tanta voglia di legalità e di sicurezza. Oltre, abbiamo anche un forte amore per la nostra bella zona e vogliamo che si preservi dalle brutte notizie che si sentono quotidianamente sui telegiornali nazionali.
Io: come vi muovete nel caso notaste una situazione di pericolo?
Antonio: tutte le persone che partecipano al gruppo hanno i numeri di telefono per chiamarsi tra di loro. Molti si tengono in contatto anche attraverso radio portatili. La prima cosa che facciamo in caso di necessità è avvisare le forze dell’ordine. Nelle nostre note di comportamento è specificato che non serve fare gli eroi per finire sul giornale. Specialmente se poi si è all’ultima pagina.
Io: quali reati cercate di diminuire o tenere al di fuori della valtaro?
Antonio: i furti, la delinquenza e gli atti vandalici in generale. Lo spaccio, specialmente rivolto ai nostri (di tutti) figli. Cercare di far tremare chi commette queste porcherie. Perchè non solo i Vigili, i Carabinieri, la Polizia deve incutere timore a spacciatori e ladri. Ogni persona, ogni macchina di passaggio, ogni passante che incontrano potrebbe essere un possibile “avvistatore”: potrebbe avvisare la Caserma, filmarvi, fotografarvi, seguirvi.
Io: perchè non farvi conoscere, non ampliare il gruppo?
Antonio: in realtà lo stiamo già facendo. Solo che, se di reclutamento possiamo parlare, vogliamo che avvenga da persona a persona, da conoscente a conoscente. Non possiamo, ne vogliamo, correre il rischio che qualche “testa calda” possa disonorare il nostro impegno e il gruppo intero. Non siamo a far vendette ne ricerchiamo persone di colore o extracomunitari in particolar modo.
Io: ma non siete dei doppi delle Forze dell’Ordine?
Antonio: magari! E forse anche si. Ma non trovo nulla di male all’esserlo. Non abbiamo armi, ne il loro potere ma possiamo, insieme, spaventare e optare per posti meno controllati chi vuole commettere reati. Poi possiamo essere decisamente di più delle pattuglie che monitorano la valtaro e spesso possono solo istituire un posto di blocco sulla strada principale. Per finire mi aspetto che in molti nasca la voglia di proteggere i nostri Comuni, le nostre famiglie, aiutandoci insieme per far si che non si veda, come è accaduto a molti di noi, la nostra abitazione, il luogo che riteniamo a noi più caro, per noi più sicuro, violato. Non per la perdita materiale, che spesso e volentieri è anche poca cosa, ma per la sensazione di “stupro” che si prova dopo, anche per tutta la vita. Mi auguro che, come noi se non con noi, si creino spontaneamente gruppi che aiutano a vivere una vita più serena.
Ci congediamo e, come da accordi con “Antonio” non aggiungo altro rimanendo a seguire la discussione che speriamo nasca.