Il discorso programmatico di Luigi Lucchi

Politica
lista lucchi

lista lucchi

Tornando con la mente a tanti anni fa, precisamente al 1630, possiamo visualizzare sul sagrato del Duomo di Berceto i nostri avi che, pur attanagliati dalla paura della peste, guardavano fiduciosi al futuro, con il desiderio di essere risparmiati da questo morbo. Lo facevano per l’assoluta ed indiscussa fede che riponevano nella Madonna delle Grazie, che anche noi possiamo avere, poiché siamo, come bercetesi, in prima fila nel Suo cuore e lo facevano assumendo un impegno, un atto solenne ed insolito: un rogito del tutto ufficiale, alla presenza di un notaio e con la sottoscrizione di tutti i capofamiglia e l’adesione delle donne. La totalità della comunità, quindi. Oggi la totalità dei bercetesi è rappresentata dal Consiglio Comunale in seduta solenne per la convalida dei consiglieri, il giuramento del Sindaco, il discorso programmatico e la nomina della Giunta. Il futuro ha, quindi, un passato. Dal nostro passato, dalle vicende della peste del 1630, dal risultato ottenuto, dalla preservazione dalla malattia, a ben vedere, possiamo trarre un esempio significativo di quale potere e quale forza possa assumere una comunità coesa e fiduciosa nel futuro.
Sono due termini, questi, che ho impresso nella mia mente e vorrei contribuire, come ho fatto ogni giorno, dal giugno 2009, a imprimerli nella mente di tutti: coesi e fiduciosi nel futuro.
Fiduciosi perché compatti e solidali.
Oggi, anche a livello locale, troppi politici cercano di abbattere le persone, dividerle, farle sentire piccole invece di spiegare ciò che possiamo fare. Abbiamo bisogno di una generazione di politici che convinca la gente a credere in ciò che possiamo fare. Per riuscirci dobbiamo pensare in grande. Per pensare in grande senza rivelarci dei faciloni, senza sottovalutare la realtà, ma conoscendola invece, dobbiamo, con l’aiuto di tutti, eliminare le scorie, le ultime frange di un familismo amorale che trovo ben riassunto nelle implicazioni logiche del politologo statunitense Edward C. Banfiel
Stando a questo sociologo, in una società di familismi amorali:
nessuno perseguirà l’interesse comune, salvo quando ne trarrà un vantaggio proprio;
chiunque, persona o istituzione, affermerà di agire nell’interesse pubblico sarà ritenuto un truffatore;
solo i pubblici ufficiali si occuperanno degli affari pubblici, perché pagati per farlo, i cittadini non se ne occuperanno e se lo facessero verrebbero mal visti;
i pubblici ufficiali saranno poco controllati, perché farlo è affare di altri pubblici ufficiali soltanto;
i pubblici ufficiali non si identificheranno con gli scopi dell’organizzazione che servono, e i professionisti mostreranno una carenza di vocazione o senso della missione; entrambi useranno le proprie posizioni e le loro particolari competenze come strumenti da usare contro il prossimo per perseguire il proprio vantaggio personale;
il pubblico ufficiale tenderà a farsi corrompere, e se anche non lo farà sarà comunque ritenuto corrotto;
non ci sarà alcun collegamento tra i principi astratti, politici o ideologici, e il concreto comportamento quotidiano;
la legge sarà trasgredita ogni qual volta sembrerà possibile evitarne le conseguenze;
il debole vedrà con favore un regime autoritario che mantenga l’ordine con mano ferma;
sarà difficile creare e mantenere una qualsiasi organizzazione, perché ciò richiede una certa dose di disinteresse personale e identificazione e lealtà verso l’interesse dell’organizzazione;
non vi saranno né leader né seguaci, poiché nessuno sarà interessato a sostenere l’impresa, tranne se motivato da interesse personale;
il voto verrà usato per assicurarsi vantaggi materiali di breve termine, più precisamente per ripagare vantaggi già ottenuti, non quelli semplicemente promessi;
oppure il voto verrà usato per punire coloro da cui ci si sente danneggiati nei propri interessi, anche se quelli hanno agito per favorire l’interesse pubblico;
gli iscritti ai partiti tenderanno a rivendersi a partiti più favoriti, determinando l’instabilità della forze politiche.
Essendo uno scritto del 1958, le espressioni lessicali sono in alcuni casi desuete, tuttavia, ognuno di noi – soprattutto nei momenti di confronto e discussione, come può essere una campagna elettorale – può testimoniare che molti di questi difetti, che si possono trovare in ciascuno, riaffiorano, specialmente se solleticati, sollecitati e nobilitati da discorsi ufficiali.
Confesso che in campagna elettorale sono rimasto a volte sgomento, a causa della mia sensibilità e passione, perché tutto il lavoro e l’esempio prodigati in questi cinque anni, parevano essere stati vani. L’impegno a unire le persone; l’impegno a costruire insieme un obiettivo comune; l’impegno a dare qualsiasi informazione e conoscenza; l’impegno a non accettare scontri o divisioni; l’impegno a voler sempre bene alle persone; l’impegno a perseguire il bene comune; l’impegno a tendere al dettato evangelico d’essere al servizio delle persone proprio perché designato primo cittadino, è sembrato, in momenti di scoramento, inutile. Sono stati attimi che si sono dissolti subito per la granitica convinzione che la mia passione politica, iniziata nel 1972, si poggia e trova una ragione, solo nell’aver fiducia nelle persone. In caso contrario la politica, anche la mia politica, sarebbe da politicante e non esisterebbe l’onestà, sempre dimostrata e vagliata, in più occasioni, anche dalle competenti autorità di controllo e repressione, tenuto conto delle denunce, degli esposti e delle lettere anonime. Credo nel primato della politica ed il mio impegno, anche in questi anni, in cui la politica – se così la si può chiamare – presenta la sua più peggiore immagine, è quello di contribuire, come ne sono capace, a farle riassumere questo primato, per contrastare il declino della società e l’arroganza dell’individualismo, che porta solo 195 persone ad essere, in pratica, padrone del mondo, padrone delle nostre vite. Non c’è troppa politica ma al contrario poca, pochissima politica, e allora il mondo vive secondo la logica della paura e del possesso, del controllo e del dominio. Il mondo, senza politica, la bella politica, fa suo un sistema di potere basato sulla paura di perdere e sulla brama di conquista, il che avvelena le relazioni ed è incompatibile, con gli ideali, con l’amore, inteso come servizio. Nel nostro paese, pensando ai giovani, i quali – come diceva Pertini – non hanno bisogno di sermoni ma di esempi, è necessario e legittimo strutturare una scuola di politica e di amministrazione. E’ un delitto lasciare dei dilettanti, dei presuntuosi, a interessarsi della cosa pubblica. Chiediamoci, a questo punto, come si realizza il processo conoscitivo alla luce della bella politica? In primo luogo sicuramente attraverso i nostri sensi, che ci permettono di far entrare le cose dentro di noi. Noi tocchiamo, assaporiamo, gustiamo, vediamo, ascoltiamo e in tal modo interiorizziamo e “possediamo” la realtà. Eppure questo non basta, anzi potrebbe portarci fuori strada perché ciò che appare non è detto che è nella realtà. La conoscenza, con la bella politica, è la conoscenza profonda, la conoscenza d’intimità come se il riferimento, anche per la politica, fosse l’amore sponsale. Tra fidanzati. Se davvero vogliamo conoscere la realtà, il reale in sè, soprattutto per quanto concerne la condizione umana, dobbiamo aprirci all’altro e sospendere il giudizio. Con la bella politica si intrattiene con le persone una relazione d’amore. Solo con una relazione d’amore cominceremo a conoscerle per quello che realmente sono. Per conoscere pienamente bisogna credere, fare affidamento, essere prima di tutto aperti all’altro, senza pregiudizi, senza riserve mentali. Diventiamo aperti all’altro solo se siamo ricettivi, attenti, non più concentrati su di noi, ma sulla realtà dell’altro, altrimenti avremmo solo una conoscenza superficiale delle cose lontana dall’essenziale. La via che mi porta alla vera conoscenza è lo stupore, vale a dire non dare mai nulla per scontato. Lo stupore è tutto nella vita. Lo stupore è quella cosa che ti fa vibrare, che ti fa innamorare, che ti fa vedere in modo diverso le cose, che ti fa incantare di fronte al fascino del nuovo e purtroppo viene ucciso tutte le volte che siamo schiacciati dalla noia e non riusciamo più ad essere riconoscenti. L’abitudine è non appassionarsi più a nulla, è non avere più sogni. Altro nemico mortale dello stupore è la fretta: se sei stupito, sei anche attento, sai cogliere, sai accogliere. Lo spirito di accoglienza da all’altro, alla realtà, il tempo di rivelarsi, così si escludono la violenza, la prevaricazione e l’ansia di agguantare. Se andiamo di fretta siamo incapaci di cogliere quello che c’è dentro al cuore altrui, il dramma delle persone, la verità, a volte comprensiva anche di tormenti, di contraddizioni vere o apparenti. Una locuzione anonima e frettolosa di cui troppe volte facciamo uso è “ormai”. Questa rivela scoraggiamento, mancanza di speranza, perché su un piano inclinato verso il fondo di ogni depressione. Sulle nostre labbra, con la bella politica, dovrebbe riaffiorare la parola “ancora”, che suona: Mi attendo anche oggi qualche cosa dalla vita, mi apro al futuro, all’inedito. E’ giusto citare Papa Francesco che con la sua estrema semplicità coglie l’essenziale e ci mette in guardia: i paesi muoiono per le chiacchiere, l’invidia e la gelosia. E’ questo che impedisce, ha impedito, al nostro paese, che è comodissimo, piace a tutti ed ha una grande storia, di cogliere, fino ad ora, tutte le opportunità. Se definiamo come priorità, pensando ai giovani, il sostegno nell’attrezzarsi per affrontare il futuro, con la scuola di politica e amministrazione, con l’indicazione che il piglio dell’organizzazione è il valore più grande rispetto, addirittura, alle materie prime, per creare ricchezza e serenità nel futuro, è giusto, subito dopo, proporre, con forza e convinzione, le cooperative di comunità per garantire, in ogni condizione data, quei servizi essenziali che interessano, per davvero, ritenendoli irrinunciabili, le giovani famiglie che vivono nel nostro Comune: la scuola, la sanità, la Croce Rossa, i trasporti pubblici, le poste. E’ dal 2009, per come ne siamo stati capaci, che abbiamo cercato di trasformare il Comune in Comunità con tutti gli atti, i gesti, i simbolismi conseguenti. Basterebbe rileggere il discorso d’investitura del 27 giugno 2009 per comprendere che abbiamo messo in atto i propositi di allora d’essere una amministrazione di strada, di voler stare sempre con le persone e tra le persone e le mie scarpe di sindaco sono la dimostrazione di quanta strada è stata percorsa in questa direzione. Cooperativa di comunità è una parola di moda ma ancora vuota, per Berceto, di contenuti e insieme, con l’aiuto di tutti, cercheremo, in questi cinque anni di renderla invece concreta. Immagino cooperative di comunità in ogni paesino cimentate dal desiderio di ridurre i dolori evitabili ma anche con lo sguardo al futuro, alla salvaguardia dell’ambiente, alla produzione di energia rinnovabile con piccole caldaie a cippato, piccole centraline idroelettriche e altre fonti per permettere un reddito, un fondo cassa, da impiegare in servizi, al mantenimento ed all’ampliamento di servizi, oltre a ridurre i costi del vivere in montagna. Le cooperative di comunità, senza volerle tarpare con ottuse burocrazie, saranno la base per gruppi d’acquisto d’energia, di prodotti di largo consumo e soprattutto di tutela del consumatore e paladini dei nostri diritti contro le mastodontiche macchine mangiasoldi e del disservizio dello Stato e delle Multinazionali. Anche noi, ad esempio, abbiamo diritto di vedere tutti i canali televisivi e soprattutto abbiamo diritto d’avere in uso il massimo delle tecnologie per quello che conviene con internet, la banda larga, le tecnologie che ci tengono in rete con il mondo e sono strumento di occupazione e ripopolamento delle nostre zone. Le cooperative di comunità si possono muovere, se vogliamo ridare valore etico alla proprietà privata, nell’ambito di un consorzio con tutti i proprietari di terreni e immobili del Comune di Berceto che sono oltre 5.000 Sono censite, infatti, più di 154 frane nel nostro territorio comunale di 131 kmq. e molte di queste nascono e si allargano per il mancato governo delle acque superficiali. Se vogliamo preservare il nostro territorio, pur non creando vincoli che non siano quelli della tradizione, del buon senso, delle corrette pratiche di governo, serve uno sforzo corale e anche la determinazione ad essere in prima persona, essere protagonisti come erano protagonisti, solo qualche decennio fa, della tutela del territorio, i nostri padri, i nostri nonni. Compreso l’importanza della salvaguardia delle proprietà, d’intesa con tutti, non risulterà uno scandalo auto-applicarsi un’imposta di scopo, da integrarsi con fondi europei, nazionali e regionali per attività da spendere sul territorio comunale. Le cooperative di comunità, il consorzio dei proprietari, possono diventare anche lo strumento per recuperare il nostro patrimonio immobiliare e le oltre sessanta case diroccate, oltre a Bussetolo e Case Gorro. Perdere questi elementi d’identità imbruttiremo, senza ritorno, il nostro paese e le nostre frazioni e sarebbe il peggior viatico per le generazioni future che torneranno, più di noi, ad essere amanti del bello e sapranno trarre, dal bello, l’utile economico che compete all’Italia ma anche a Berceto e ai suoi innumerevoli paesi e gruppi di case. Il Comune di Berceto è aperto, da sempre, al mondo e non può emanare una cultura campanilista. Non la emana neppure dichiarandosi, da sempre, contro l’Unione dei Comuni e qualsiasi altro strumento burocratico che riduce i servizi, aumenta i costi e si fa beffa dei dettati costituzionali. Non siamo campanilisti perché la storia, da sempre, insieme al mondo, percorre le nostre strade come la Via Francigena, la Strada Statale della Cisa, l’Autostrada e poi sui bercetesi non tramonta mai il sole tenuto conto di emigranti che vivono, con onore e rispetto, in ogni parte del pianeta e sono testimoni di una cultura multietnica. Il termine principato, volutamente ad effetto, voleva e vuole significare, nel rispetto della Costituzione, illustrata mirabilmente anche dal Prof. Marcello Cecchetti, il 23 maggio scorso, che abbiamo il diritto/dovere di tenere fuori dai nostri confini i ladri che si manifestano con le effige della burocrazia, dei carrozzoni pubblici e la mendace diceria che è una strada obbligata quella di unire, nell’organizzazione, servizi strettamente demandati al Comune, alla municipalità come acqua, rifiuti e tanto altro. Proprio la buona gestione o meno di questi servizi dovrebbe portare, con il voto, alla valutazione degli amministratori. Viviamo un momento, come è sempre avvenuto nella storia, che modelli in declino, società in declino, invocano il centralismo spacciandolo come efficienza e risparmio. Tutti gli studiosi di economia, invece, come il Prof. Pezzani, che ha tenuto il suo discorso durante l’inaugurazione della biblioteca, sostengono che l’economia, la ricchezza si espande, si crea, con la partecipazione, con l’allargamento della base decisionale, con il rispetto delle regole democratiche. Servirà, senza essere fiaccati dalla burocrazia, dagli ostacoli, creati ad arte, tornare, come Bercetesi, in possesso delle nostre risorse collettive come ad esempio l’acqua e mettere in atto la disubbidienza civica per non far parte di nuovi carrozzoni pubblici mangiasoldi come ad esempio quello che si vuole imporre con la gestione unica della raccolta e smaltimento rifiuti. Sogniamo un paese, il nostro paese, all’altezza dei suoi momenti migliori, con i suoi figli che riuscivano a mettere in atto l’alleanza tra merito e bisogno. Nessuno deve restare indietro è la clausola del miglior riformismo ma allo stesso tempo va dato merito, va riconosciuto il merito, di quanti riescono a far progredire, con il loro impegno, il loro intelletto, il loro lavoro, la nostra Comunità. Se ami la politica, la bella politica, il sogno è di porre tutti, ricchi e poveri, blasonati e non, nella stessa posizione ai blocchi di partenza senza voler, poi, barare all’arrivo. Abbiamo bisogno di persone che arrivino per prime, che percorrono sentieri inesplorati, che ci facciano progredire. A costoro ne daremo merito e riconoscimento, con piacere, e insieme a loro cercheremo, per non essere ingiusti e soli, di metterci a disposizione degli altri, della Comunità intera. Il sogno è grande e tracima perfino alla ricerca della felicità come desideravano anche i padri costituenti del nuovo mondo, degli Stati Uniti. Sogno un paese sereno con i suoi abitanti tutti coinvolti nel raggiungere obiettivi comuni, capaci prima di elogi, verso chiunque, piuttosto che alle immancabili critiche. Un paese dove si può sorridere, dove la meraviglia e lo stupore scaturiscono dalle cose e vicende positive e non negative. Con il vostro aiuto combatteremo la cultura della chiacchiera, della maldicenza, dell’invidia e gelosia. Faremo anche serate e campagne per educarci ad abbracciare il bene delle persone, a riscoprire la bellezza dell’animo, come diceva San Giovanni Roncalli, di chi sa condannare il peccato e non il peccatore. Volersi bene e porre in mostra il bene, ricercarlo, desiderarlo, ci farà scoprire che viviamo in un bel paese in cui è legittimo e consueto darsi da fare, impegnarsi l’uno per l’altro. Se arriviamo a questo traguardo non avremo più paura dell’oggi e neppure del domani e sapremo affrontare qualsiasi problema e superare qualsiasi ostacolo. Anche ora, all’inizio di questa legislatura, come la realtà impellente poneva nel 1946 e via via sempre senza trovare una soluzione, la priorità è il lavoro. Serve un lavoro per almeno cento nuove famiglie che possono rendere il nostro paese vivo, sereno, prospero e ricco di servizi. Le modalità con cui è cercato il lavoro, a ben vedere, attendendolo da fuori, fino ad ora, hanno portato poco costrutto. La Comunità, la serenità, la voglia di raggiungere insieme un obiettivo comune, lo stato d’animo raggiunto nel perseguire il bene comune, statene certi, ci farà trovare le nuove modalità di lavoro, di occupazione, di attività ambite anche dai giovani. Abbiamo l’Autostrada che è una ricchezza; le energie rinnovabili che possono essere il nostro futuro, il nostro petrolio; il contenitore dell’antica fornace di Ghiare e con un’azione corale possiamo avere l’area artigianale di Case Pesci e il capannone dell’indimenticata Berceto Factory. Abbiamo soprattutto bei paesi, un ambiente salubre con paesaggi affascinanti e dobbiamo aggiornare il nostro prezioso senso di sicurezza accrescendolo oltre che prendere la prima fila per i nuovi mezzi di trasporto (internet e banda larga). Abbiamo, non dimentichiamocelo e coinvolgiamoli con onore, i nostri imprenditori locali che riescono, nonostante le tante difficoltà del vivere ed operare in montagna anche ora, ad avere successo, ad essere guardati con simpatia ed ammirazione da tutti. Abbiamo radici culturali profonde e ben radicate che producono ancora frutto essendo state immerse nella cultura – forse insolita per un paesello sperduto tra le montagne quale era Berceto a fine ottocento – del Seminario Vescovile, aperto a tutti e tutto l’anno fino agli anni venti dello scorso secolo. Sogno un paese, una Comunità, in cui arda il desiderio di conoscere, di essere informati, di chiedere sempre, almeno al Sindaco, il perché di una scelta. Mi ritengo semplice, sia come persona che come Sindaco e sarebbe perfino superfluo, ora, dopo cinque anni in cui ognuno ha avuto modo di conoscermi, diffondere, distribuire, le indicazioni, le spiegazioni, le istruzioni di come usarmi. Le riassumo brevemente e credo non siano molte e neppure difficili. Non forzatemi la mano nelle scelte politiche che voglio compiere in autonomia, pur discutendo e confrontandomi con tutti. Non immaginate di potermi coinvolgere in faccende illegittime, apparenti o sottaciute e comunque di danno al bene comune. Non c’è la mia disponibilità a compiere nessun atto di dispetto o punizione verso chiunque fosse anche un “nemico”. Non pensiate, nonostante i miei pochi sorrisi, che io sia pessimista perché io credo invece, come Antonio Gramsci, nel pessimismo della ragione e nell’ottimismo della volontà. Non chiedetemi di giudicare un comportamento, una persona, perché se interroga se stesso Papa Francesco per giudicare gli altri, a maggior ragione me lo chiedo io e desidererei che se lo chiedessero tutti, prima di emettere qualsiasi commento o giudizio. Non mi piacciono le negazioni a priori, la svogliatezza, la parolaccia “ormai” che sottolinea la rassegnazione. Non sono disponibile a dire dei no a priori e ad avere argomenti ritenuti tabù. Il prof. Giuncato, del Ministero dell’Interno, mi ha sempre ribadito che i Comuni possono avere, hanno, una grande autonomia e l’unica cosa che gli è preclusa è dichiarare guerra a uno Stato estero. Come dire che il Comune, soprattutto se Comunità, può tentare, anzi deve tentare, di migliorare qualsiasi cosa della quotidianità del cittadino, del suo amministrato. Considero nemici la burocrazia, gli scansafatiche e la svogliatezza oltre la disinformazione diffusa ad arte. Combatto l’arroganza e l’egoismo ad iniziare da quanto posso rilevare in me stesso. Il mio desiderio è di arrivare alla tenerezza, ad amministrare con premura e diffondere, tra noi, membri di una Comunità, questo sentimento di gioia. Nessuno obbliga a fare il Sindaco e io non voglio, ancora una volta, com’è avvenuto nel giugno 2009, ponendomi fuori dal coro dei sindaci eletti, essere il sindaco di tutti. Come potrei essere il Sindaco di chi volutamente non compie il proprio dovere e danneggia gli altri? Come potrei essere il Sindaco di chi ha l’opportunità di aiutare il prossimo, con il suo lavoro ed invece pecca d’omissione? Come potrei essere Sindaco di chi compie dispetti volutamente, diffonde chiacchiere, vive della propria boria? Come potrei essere Sindaco di chi assume, per partito preso, un comportamento incivile che danneggia gli altri come ad esempio il non rispettare la raccolta e smaltimento rifiuti o l’abbandono di questi? Per maggior chiarezza ribadisco che sono il Sindaco, che mi abbiano votato o meno, di tutti coloro che compiono il loro dovere nel consorzio civile della Comunità. Sono il Sindaco anche di quanti mi criticano, non per partito preso, sostenendo le loro critiche con dati di fatto, sulla verità e non sulle menzogne. Di questi mi sento addirittura amico. Vorrei aggiungere, ma non in coda, che non posso essere Sindaco di chi addirittura tratta male gli animali. Basterebbe il detto dei nostri vecchi, per comprendere la barbaria di questo comportamento, che dicevano, rispettando tutti gli animali, che chi non vuole bene alle bestie non vuole bene neppure ai cristiani. Mi piacciono i rapporti chiari, franchi e trovo utile, senza che siano raffreddati i rapporti verso di me, che mi si dica con chiarezza dove ho sbagliato. Desidero, infatti, come tutti coloro che amano la politica, la bella politica, essere apprezzato da tutti ed è ridicolo mantenere un rapporto, verso il Sindaco, immaginandolo una controparte. Per quale motivo, infatti, un Sindaco, non dovrebbe avere piacere a realizzare una cosa, di concorrere a risolvere un problema? Basterebbe porsi queste domande e darsi una risposta per cambiare, completamente, il rapporto con il Sindaco. Invito tutti a non sottovalutare, anche per interesse, il danno delle chiacchiere delle persone mendaci. Sostenere, ad esempio, che le tasse a Berceto sono le più care, che la Tares a Berceto è più elevata che in altri comuni: questa menzogna, può solo indurre invece, visto le critiche ed il mancato riconoscimento delle fatiche e delle azioni per mantenerla al minimo, ad elevarla come nelle altre municipalità, rimpinguando le casse erariali e permettendo così di avere qualche risorsa da spendere con l’allargamento del consenso generale. Un amministratore, infatti, non può stare a bagnomaria mantenendo le imposte basse, non incassare soldi e ricevere le medesime critiche ingiuste se la tassazione fosse ai massimi livelli. Fare questo, però, vuol dire incentivare l’aumento del carico fiscale e danneggiare tutti. In un Comune come Berceto, però, sarebbe giusto che non esistesse la maggioranza silenziosa e infatti in una Comunità, le dicerie, le storie, le chiacchiere vanno combattute, vanno sbugiardate per non avvelenare il clima, per non fare soffrire. Ho ben chiaro, ad esempio, quante persone, in buona fede, si sono rabbuiate, hanno sofferto, credendo, per davvero, che la casa protetta Gino Cavazzini fosse stata ceduta, che la farmacia comunale fosse stata venduta. Le bugie, quindi, non hanno comportato un fastidio solo agli amministratori ma anche a tante persone semplici, raggirate nella loro buona fede, che vogliono bene al proprio paese. E’ il delitto maggiore, in democrazia, a mio avviso, prendersi gioco del popolo, abbindolare i cittadini. Usarmi bene come Sindaco vuol dire pormi nelle condizioni di dare il mio massimo portando a disposizione della Comunità di Berceto tutte le mie conoscenze, le note di stima nei miei confronti, il rispetto che travalica i confini del Comune, della Provincia e perfino della Regione. In tanti, infatti, vogliono contribuire a rendere migliore il Comune di Berceto. In tanti vogliono aiutare il suo Sindaco a fare bene, ad essere coriaceo nella difesa dei diritti contro la burocrazia, lo Stato arruffone, i carrozzoni pubblici mangiasoldi, gli artifizi messi in atto, inventati ogni giorno, per imbrigliare il cittadino, farlo soffrire, abusarne. Penso sia un motivo di orgoglio per tutti, scevro da gelosie, scoprire di quanta stima è circondato, anche fuori Comune, il Sindaco di Berceto. Un sindaco stimato da tutti porta maggiori benefici. Abbiamo battaglie da vincere insieme contro la litigiosità che ha caratterizzato questi ultimi decenni che non è una litigiosità solo politica, seppur con la p minuscola, ma una litigiosità diffusa che ha portato a mettere in atto, nel territorio comunale, oltre 500 cause legali che drenano risorse non da poco considerando i costi ed i tempi della giustizia italiana e che avvelenano i rapporti interpersonali. Se al Sindaco, come spero, con il vostro aiuto, è attribuita autorevolezza, può spendersi, ad esempio, in una mediazione gratuita, di buon senso basandosi sulle consuetudini, prima di arrivare al contenzioso. Il Sindaco, in una Comunità deve spendersi totalmente per non far litigare le persone, per portare un clima di collaborazione e porre tutti nelle condizioni d’essere protesi verso il futuro e non attardarsi, spendendo dei soldi, in dispute che avvelenano le coscienze e la vita. Sento il dovere e il piacere, ora che siamo all’inizio di una nuova legislatura, di poter tornare, in ogni frazione, a riunire le persone per discutere insieme di questo programma minimale come le cooperative di comunità, la scuola di politica e amministrazione e l’autonomia del Comune di Berceto come vuole la Costituzione. E’ l’occasione, in questi incontri, per redigere insieme il libro dei sogni. Ho piacere di conoscere tutte le necessità, i problemi che andrebbero risolti e l’animo non è quello di fare delle promesse visto che queste, quando c’è serietà, vanno mantenute per non gettare ulteriore discredito sulla classe politica, sugli amministratori pubblici. Sapendo di non avere risorse comunali, conoscere i problemi, tutti i problemi, anche quelli apparentemente piccoli, permette, con un po’ di fortuna, di riuscire a farsi aiutare a risolverne una parte da altri Enti e Istituzioni, compreso imprese private. Il libro dei sogni, però, lo compileremo anche con appositi gruppi di lavoro che desidero incontrare entro l’estate per avere, poi, da settembre, la possibilità, con l’aiuto di tecnici, esperti, a titolo gratuito, di predisporre un grande parco progetti. Dobbiamo, infatti, essere pronti per ogni possibile aiuto, finanziamento europeo, qualsiasi bando. Un parco progetti anche avveniristico perché sulle cose moderne, insolite, corrette, si possono trovare aiuti. Non volendo essere ingrato voglio invece, parlando di aiuti, ringraziare, ancora una volta, le tante persone, Enti, Istituzioni, ditte private, privati cittadini, che hanno permesso, nei cinque anni precedenti, di realizzare, senza costi per il Comune, tante cose, tanti progetti, alcuni attesi da decenni, come il Ponte sul Grontone, la Fornace di Ghiare, il marciapiede e l’allargamento della curva di Viale Mons. Lucchi. Difficile ricordarli tutti ma certamente sono presenti nel mio cuore avendomi sempre dato il coraggio di proporre, di continuare, di fare, nonostante le risorse del Comune, in questi cinque anni, per tutte queste realizzazioni, abbiano rappresentato solo l’ 8%. Non abbiamo speso soldi del Comune perché non c’erano ma resta una nota di merito e non di demerito l’essere riuscito a far spendere soldi, per i bercetesi, ad altri Enti, Istituzioni, ditte e società private e in ogni settore. Ho sempre insistito molto e non lo faremo in futuro, sulla drammatica situazione finanziaria del Comune di Berceto. L’ho fatto perché mi pare strano che non si tenga conto della situazione per valutare un amministratore. Un conto, infatti, se il Comune soffre la crisi dei finanziamenti pubblici come tutti i Comuni, diverso, invece, se oltre la crisi ci sono, come era il caso di Berceto, tanti debiti e ora, dal 2011 anche i tagli dei trasferimenti statali e dal 2012, addirittura, la rapina dello Stato delle nostre tasse e imposte comunali per oltre 700.000 euro l’anno. E’ una soddisfazione poco percepita e poco elogiata quella di aver pagato oltre 5 milioni di euro attraverso le azioni della mia amministrazione a favore di circa 6/7 milioni di euro di tagli. Lascio immaginare se questi soldi, trovati da noi, li avessimo potuti spendere per progetti e idee nostre invece di buttarli nella voragine del debito pregresso del Comune. Anche il 2014 sarà, per il bilancio, un anno di stenti e di preoccupazioni. Abbiamo un bilancio in pareggio con l’inserimento di 250.000 euro che dovremmo incassare, come acconto, da una causa, con Montagna 2000. Se non entreranno il rischio è quello del dissesto o di ulteriori tagli che vuol dire non riuscire a fare nulla per i cittadini, i cittadini che dal 2012 mantengono in toto con tasse e imposte comunali il nostro Comune. Altro motivo di soddisfazione è l’aver predisposto, con la certificazione dell’Università di Parma, Dipartimento di Economia, Prof. Antonello Zangrandi, lo studio dal 1985 al 2013, dei bilanci Comunali oltre ad avere, finalmente, certificata dal revisore dei conti, la relazione di fine mandato. Sono documenti indispensabili per il cambio consegne e permettono di diventare, come nuova Amministrazione, subito operativi. Questo nel Comune di Berceto non è mai avvenuto. Ora non ci possono essere né discussioni né recriminazioni sui conti del Comune ed il Sindaco, quando parla, come dovrebbe essere sempre, può dimostrare con gli atti quanto afferma. La bella politica Amministrativa, la scuola d’Amministrazione, parte sempre dai numeri, dalla situazione, dalla comprensione del bilancio, dalla verità. Sono in corso due cause civili nei confronti della Comunità Montana per il furto di 1.000.000 di euro sulla raccolta e smaltimento rifiuti e nei confronti di Montagna 2000 che – come da Legge – avrebbe dovuto pagare le rate dei mutui che sono restati, invece, a carico dei bercetesi, nonostante l’incremento del 350% delle bollette dell’acqua. E’ in corso, dal 28 maggio 2013, un accertamento complesso della Guardia di Finanza, sollecitata da denunce e anche da esposti anonimi. Non avevo, negli anni, mai voluto infierire sul passato credendo fermamente che la politica la si compie con le idee e non con i Giudici o le carte bollate, ora, però, il Comune, se del caso, farà tutto quanto è necessario per riavere il maltolto, per porre una pezza ai tanti errori degli anni passati. Ricercheremo come sempre un ottimo rapporto con tutti i Sindaci per intraprendere insieme lotte indispensabili per tutelare i cittadini come ad esempio il contrasto allo Stato che “ruba” soldi ai cittadini, privandoli dei servizi, attraverso le tasse e imposte comunali applicando tangenti insostenibili, barbare, da mondo dei vinti, da Brenno il barbaro. Come le oche del Campidoglio, l’Amministrazione di Berceto vuole mettere tutti sull’avviso di questa rapina legalizzata. Con queste sfide serve essere sempre perfettamente in regola per non offrire il fianco e serve, soprattutto, avere una macchina amministrativa motivata, laboriosa e preparata. Metterò tutto l’impegno per ottenere questo risultato forte del fatto che ora, i dipendenti comunali non sono pagati da un generico cittadino italiano ma dai bercetesi, dai loro concittadini. Oltre la macchina amministrativa, com’è sempre avvenuto in questi anni, siamo aperti al contributo di tutti e abbiamo la consapevolezza di sapere che dobbiamo essere aiutati. E’ una soddisfazione avere dei concittadini che interpretano il diritto/dovere del voto cercando d’essere obiettivi, di usare la raccomandazione fatta da Nino Martinazzoli, proprio nel salone di Berceto: il voto si definisce con senso, tenendo staccata la preposizione semplice dal sostantivo. In una Comunità, ringraziando l’elettorato, si deve rimarcare che non è sufficiente votare ma si deve pretendere d’essere coinvolti ogni giorno per il bene comune. Mi aspetto questo dai miei concittadini e nel ringraziarli li esorto ad aiutarmi ogni giorno come molte volte è già avvenuto in passato. Il ringraziamento, visto l’occasione, a nome di tutti i bercetesi, va ancora una volta a tutti, ma proprio a tutti, i volontari e in modo particolare ai militi della Croce Rossa, ai donatori dell’AVIS e dell’AIDO oltre ai volontari dell’AUSER. Ho un solo sassolino nella scarpa, nonostante una campagna elettorale diffamante, che desidero togliermi. Tutto il resto credo nel detto dei miei genitori: chi ha più cognizione la usi. Il sassolino sono le calunnie di uno sparuto gruppo di persone maligne che, in questi anni, dall’agosto del 2009, hanno denigrato, deriso ed insultato una persona meravigliosa come l’Ass. Irene Pivetti, che continuerà, con entusiasmo, ad aiutarci, a darci notorietà e risorse. Chiedo un applauso per Irene Pivetti. Il consenso a questa Amministrazione è stato grande, da infondere commozione e senso di profonda riconoscenza e va sempre letto in termini politici per trarre le indicazioni ad amministrare nei prossimi cinque anni. Dalle precedenti elezioni il consenso a Luigi Lucchi è passato dal 34,66% al 66,61% In pratica è raddoppiato ed allo stesso tempo i personaggi politici che si sono caratterizzati all’opposizione sempre e comunque sono scesi dal 55,63% al 33,29% Mi piace ricordare, anche in questa occasione l’impegno dei consiglieri e la loro serietà. In tanti Comuni, infatti, i consiglieri hanno litigato tra di loro e con il Sindaco portando danno alla Comunità. Ho trovato persone buone e leali con le quali, anche nei prossimi cinque anni, visto il valore e il carattere dei rincalzi, si potrà collaborare. Mi scuso per la lunghezza di questo mio intervento e, con grande fiducia nel futuro, sapendo che ce la metteremo tutta per non perdere nessuna occasione per Berceto, sapremo difendere, con l’aiuto di tutti, il nostro Comune. Vi ringrazio dell’attenzione chiedendovi, ancora una volta, e per ogni giorno, il vostro aiuto, l’aiuto di ogni bercetese che ama Berceto e la sua gente. E’ bello salutarvi tutti con una carezza e ricordare le tante persone che danno valore alla preghiera e pregano anche per il Sindaco sapendo che se aiutato ad essere al servizio dei cittadini lo farà meglio e con qualche sorriso in più. Il 23 maggio abbiamo terminato, una bellissima manifestazione con il prof. Marcello Cecchetti, a dimostrazione che la bella politica può ancora esserci, con una frase di Restino, Francescon Aristodemo: Luigi ricordati che i bercetesi sono intelligenti.
Sono certo che usando ogni giorno questa intelligenza, in tutti e prossimi cinque anni, avremo modo di vivere, per la nostra gente, per il nostro paese, anni entusiasmanti. Gino Cavazzini, invece, in manifestazioni come queste chiedeva di dire: W BERCETO. Lo chiedo anch’io.
Grazie.

Di la tua:

Lascia un commento

Abbiamo parlato anche di:

Amici e Sentimenti Annunci Attualità e Società Casa e Giardino Cellulari e Telefonia Cibi e Bevande Cinema Città Dibattito diMartedì Eco e Natura Economia e Finanza Editoriale Feste ed Eventi Foto Fun Guide Internet e Tecnologia Intrattenimento Lavoro Moda e Bellezza Motori Musei Musica Parma PodCast Politica Salute e Benessere Scienza Scrittori e Artisti Sport Trailer Turismo e Viaggi Tv Utilità Valtaro

AmiciAmici (www.amiciamici.com) è un © di Gian Marco Tedaldi. Non vi è una periodicità fissa, gli aggiornamenti avvengono quando si ha materiale, tempo e voglia. Non ci si assume la responsabilità per inesattezze o per danni derivati dall'uso di questo sito. Inoltre i collegamenti a siti esterni, i contenuti reperiti da altri siti e/o i video proposti non sono collegati a questo sito e non ne condividono per forza le idee e le convinzioni. Non ci si assume le responsabilità di violazioni a leggi o copyright da parte di terze parti inserite come contenuti aggiuntivi a questo sito. Ogni autore, sia di articoli che di commenti, si assume ogni responsabilità civile e penale di quanto scritto.
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Con il contributo di BKTPGroup.com Web Agency a Parma offre la sua consulenza su Social Network, SEO, WordPress, Magento, E-Commerce e marketing

Made with in ValTaro