Mi ritrovo spesso, su internet, a vagabondare di sito in sito, alla ricerca di storie.
Racconti, o forse favole, di tempi lontani, ma che mi facciano rivivere i momenti, sia tristi che felici, delle “genti” di casa mia.
Per questo, quando ne ho la possibilità, seguo con assoluto rispetto i concerti del Trio Briareo.
Sto per diventare un loro biografo a suon di sentirli.
Ogni loro performance è un racconto.
Una scoperta, attraverso le varie tradizioni musicali, di varie terre.
Uno dei tanti modi per apprezzare la propria.
Con l’aria dolce di questo finire d’agosto, la compagnia della fisarmonica gioiosa di Patrizia Merciari, si sposa meravigliosamente con la malinconica “classica” di Pino Bifano.
Anche dal maestoso campanile che sovrasta la piazzetta di Bedonia, le campane, sembrano voler partecipare con i loro rintocchi.
Cosciente che i video vi faranno venir voglia di assistere dal vivo ad una loro
esibizione, spero di potervi stuzzicare ulteriormente azzardando un paragone che mi è venuto alla mente subito dopo l’esibizione di “Nero Profondo“: il teatro, fatto di meravigliosi monologhi, di Marco Paolini.
E’ questo che mi affascina perdendomi nelle note del Trio Briareo.
Le scelte dettate dalla miseria, la musica che portavano nel cuore i lavoratori nelle miniere, il ricordo del proprio paese, la gioia che la piazza esprime con la musica, la miseria, ancora, che si sopisce con una fisarmonica.