Andar per il Gran Sasso

Attualità e Società

Giovanni Paolo IIIl 18 maggio, Giovanni Paolo II avrebbe compiuto 85 anni.
In tutto il mondo sarà ricordato.
Un ricordo speciale glielo riservano gli Abruzzesi con una cerimonia molto spettacolare: daranno il nome del Papa ad una delle cime del Gruppo Gran Sasso d’Italia.
Il picco che era noto con il nome di “Gendarme”, si chiamerà d’ora in poi “Cima Giovanni Paolo II”.
La scomparsa di Papa Wojtyla, avvenuta 48 giorni fa, resterà nella storia come l’evento che ha suscitato il più grande e vasto cordoglio.
Nei giorni dell’agonia, della morte e delle esequie, sulla faccia della terra si è verificato un fenomeno di “compartecipazione affettiva” mai accaduto prima.

Milioni, anzi alcuni miliardi di esseri umani si sono sentiti uniti, nella stesso momento, con gli stessi sentimenti di affetto rivolti verso la medesima persona.
Secondo il “Global Language Monitor”, organismo statunitense che effettua monitoraggi sulla Rete, l’interesse per la morte del Santo Padre ha superato abbondantemente l’attenzione registrata perfino da eventi come lo “tsunami” e gli attacchi terroristici dell’11 settembre.
Moltissime sono le iniziative già avviate nel mondo per ricordare questo grande Pontefice.
Una delle prime ad essere realizzate è quella degli Abruzzesi.
La Cima del Gran Sasso dedicata a Giovanni Paolo II è un po’ misteriosa e anche soggetta a frequenti turbolenze.
E’ esposta a correnti di venti ascensionali e trasversali, che a volte si scatenano all’improvviso.
Ma è bellissima nel suo aspetto solitario, e si vede da lontano.
Soprattutto si vede benissimo da una chiesetta dedicata a San Pietro, nel villaggio di San Pietro della Ienca di Camarda, dove Giovanni Paolo II, durante le sue escursioni sul Gran Sasso, si fermava spesso a pregare.
Da quella chiesetta parte un sentiero che porta alla cima e anche quel sentiero si chiamerà d’ora in poi Giovanni Paolo II.
La decisione di dedicare la cima “Gendarme” a Giovanni Paolo II in occasione del suo 85° compleanno, era stata presa da tempo.
Le autorità politiche, a nome degli Abruzzesi, volevano dare al Papa Polacco un segno concreto e perenne della loro riconoscenza per l’amore che Egli aveva sempre dimostrato per la loro terra.
A questo scopo avevano formato un comitato promotore della manifestazione, costituito da illustri personalità del mondo politico, scientifico, culturale ed ecclesiastico, presieduto dal Ministro delle Politiche Agricole e Forestali Gianni Alemanno.
C’erano stati degli scambi epistolari con il Vaticano. Giovanni Paolo II era stato informato dell’iniziativa e si era detto felicissimo.
E proprio dal contenuto di una di quelle lettere del Vaticano si ricava un clamoroso dettaglio finora sconosciuto riguardante l’amore di Giovanni Paolo II per la montagna.
Si sapeva che Papa Wojtyla era andato “alcune” volte sul Gran Sasso a sciare e a passeggiare.
Erano corse voci che ci fosse andato anche in incognito, ma non c’erano prove.
Invece, ora, quelle voci sembrano essere confermate dal Vaticano stesso.
Lo si deduce dalla lettera inviata dalla Segreteria di Stato del Vaticano in data 17 marzo 2005 al presidente del Comitato Promotore per “Cima Giovanni Paolo II”, dottor Aldo Napoleone e firmata da monsignor Leonardo Sandri, sostituto.
Nella lettera, monsignor Sandri dice di essere “lieto di comunicare che il Sommo pontefice ha accolto con riconoscenza l’iniziativa… di intitolare a lui una cima del Gran Sasso d’Italia”.
E aggiunge testualmente: “Sempre memore delle numerose escursioni compiute in tale località montana, sostando spesso nella chiesa di San Pietro della Ienca, Sua Santità assicura il suo ricordo nella preghiera”.
Sono queste parole (“memore delle numerose escursioni”) a suscitare vivo stupore.
Le visite di Giovanni Paolo II sul Gran Sasso, quindi, non furono “alcune”, ma “numerose”.
E’ noto che il Vaticano, in particolare la Segreteria di Stato, nei loro scritti misurano ogni parola con meticolosità estrema.
Ma l’aggettivo “numeroso” non lascia addito ad equivoci: indica senza ombra di dubbio che le visite del Papa sul Gran Sasso sono state “molte”.
L’amore di Karol Wojtyla per la neve e per la solitudine della montagna, dove poteva pregare e meditare, era così grande da indurlo, “numerose” volte, a lasciare il Vaticano e a rifugiarsi sul Gran Sasso.
<>, ci ha affermato un monsignore che lo conosceva bene.

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