Nubifragio a Parma

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nubifragio

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Parma è stata investita da uno dei temporali più impressionanti che i miei giovani e innocenti occhi abbiano mai visto.

Sconvolgente per la velocità con cui si è scagliato sulla città, come un eclissi totale, verso le 16.00 di oggi (27 maggio 2009) pomeriggio, sono scese le tenebre infastidite da una glaciale luce che entrava
a fatica tra le nuvole, ma che si rifletteva con forza nelle vetrate dei palazzi.

Le mie tartarughe impaurite, hanno previsto l’imminente ed infausto futuro, nascondendosi immobili sotto il sughero, e con la testa fuori dall’acqua cercavano di scorgere qualsiasi mio movimento nella stanza, come i cani della prateria, solo un po più bagnate.

nubifragio

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In un lampo, è proprio il caso di dirlo, si è scatenata una tempesta di fulmini che ad intermittenza illuminava l’oscuro cielo, per dar vita ad un insolito temporale dalle sembianze tropicali.

L’aria si è subito rinfrescata e nel giro di pochi minuti, raffiche di vento hanno cominciato a sollevare polvere, foglie, fango e quant’altro di leggero non riusciva a restare a terra. In questo turbinio di pioggia a fatica si riuscivano a vedere le auto nel cortile e le macchine in strada.

Avrei voluto riprendere più da vicino, uscendo in avanscoperta in strada, ma la quantità d’acqua che entrava, a porte chiuse, nell’ingresso mi ha fatto rinunciare al gesto eroico di un reporter in cerca del servizio della sua vita.

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In men che non si dica le strade erano allagate, onde anomali si innalzavano al passare delle vetture, rami cadevano a terra, rispettosi però della precedenza delle biciclette che, appoggiate agli stessi, continuavano a cadere.

Come se non bastasse, click, e anche all’interno…il BUIO!

Un’ora circa è durata la furia, sfumando poi in un classico e innocuo acquazzone primaverile.
Sfortunati come non mai, l'”uomo ombra” ed io, dovevamo recarci al Campus e, affidandoci alla sorte, abbiamo fatto la conta nel scegliere il percorso da seguire.

La città era completamente bloccata: sirene continue ammutolivano i clacson delle auto, ogni marciapiede era caratterizzato dalla presenza di folte parti di chiome cadute a terra, i gorgoglii delle fognature accompagnavano come una cantilena l’esondazione continua dell’acqua (non chiara e profumata) dai tombini.

Innumerevoli gli alberi spezzati, le luci accese degli stop e i tecnici in divisa bianca dell’ENIA, bagnati torsi come cani randagi.

Negli ultimi cinquecento metri di strada verso l’ingresso del campus, ho avuto l’impressione di essere in un film, della serie ALTA TENSIONE, sapete di quelli dove cento mila persone si dirigono da una parte e tu come un coglione stai andando nella parte opposta?

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Uguale, mentre una fila interminabile di auto cercava di scappare dall’Università, noi ci stavamo entrando, infatti, non difficile è stato trovare un parcheggio all’ombra!

Entrati nel corridoio di Ingegneria, uno spettacolo agghiacciante ci si è presentato davanti: due dita di melma fangosa era spalmata, come la Nutella su una fetta di pane, su tutto il pavimento dei Cubi (sede di Ingegneria) immediato il gioco di parole, vista l’impresa di restare in piedi nell’attraversarlo,
abbiamo avuto tutti degli IN-cubi.

Insomma fremevo, aspettando il momento di descrivere questo pomeriggio, che se vogliamo è stato anche eccitante, almeno per me che l’ho visto dall’ingresso di casa e non ho preso neanche una goccia.

Spero di deliziarvi con l’orribile qualita del video, ma il mio cellulare è stata l’unica fonte video accessibile al momento.

Con questo è tutto e dal basso dei 20 gradi, dodici in meno di ieri, mi auguro una fresca buona notte.

Scritto da Simone Bettosi

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