Non scrivo a proposito di un matrimonio qualsiasi, ma descrivo il matrimonio di mio fratello Stefano! Lo so che è passato più di un anno, da quel sabato 23 luglio 2005, quando Stefano si è sposato con la sua Alessia, ma desidero ugualmente scrivere per rinnovare loro gli auguri, cogliendo l’occasione per ringraziarli nuovamente, a nome mio e di mia moglie Simonetta. Vi auguriamo di essere mostruosamente felici! E ricordatevi che il segreto di un matrimonio duraturo è tutto da cercare nell’amore che vi aiuterà a diventare sempre più complici, amici e compagni di viaggio.
Stefano, finalmente dopo aver superato mille ostacoli e difficoltà, hai potuto, l’anno scorso, realizzare il sogno della tua vita. Come certamente ricorderai, la celebrazione è stata impeccabile, voi sposi avete risposto alle domande in modo forte e chiaro e non è mancato un applauso e qualche pianto commosso (anche la nipotina Serena -figlia di nostra sorella, l’archeologa Antonella Maria- non ha saputo trattenere dapprima le lacrime e poi veri e propri urli di gioia…). La funzionaria comunale subito vi ha sgridato e minacciato, leggendovi gli articoli del Codice Civile. Vi siete un po’ spaventati, avete risposto che per voi andava bene, e vi siete scambiati anelli preziosi. Tu eri emozionato, o perlomeno fuori di testa. Stavi benignamente dando ad Alessia la mano destra del suo testimone -che era il suo simpaticissimo fratello Fulvio- per fargli infilare l’anello. Io, che ero il tuo testimone, nonché fratello, me ne sono accorto all’ultimo istante, mentre Alessia stava già per prendere la mano di Fulvio: le ho sussurrato “mah, forse con la sinistra va meglio” e via. Dopo i riti conclusivi, preceduti da un momento di silenzio con One degli U2 (io veramente mi aspettavo la marcia nuziale classica) in sottofondo, voi sposi e noi fratelli-testimoni ci siamo messi di lato a firmare. Poi la funzionaria-sciamano ha dato la sua benedizione senza maledire nessuno, le mamme Ernesta e Paola hanno pianto di felicità, il padre della sposa ha fatto ammazzare molti animali per il banchetto sacrificale, i parenti hanno portato molti regali e si sono ubriacati. Usciti alla luce, sugli scalini del Tempio Comunale (ora Chiesa sconsacrata) a voi sposi abbiamo tirato manciate di chicchi di riso, perché il riso è simbolo di fecondità, anche se il mio primogenito, il diciottenne Gabriele, ha un po’ esagerato e ve ne ha tirato contro una quantità industriale. Poi Alessia ha gettato in aria un mazzetto di fiori: noi Pulimanti crediamo che quei fiori siano magici, che abbiano il potere di portare al matrimonio la ragazza che li afferra al volo. Anche se devo dire che stavolta non è andata proprio così, perché il mazzolino l’ha raccolto l’altro mio figlio, l’allora undicenne Alessandro -ora ne ha 12 di anni- che l’ha prontamente regalato alla mamma Simonetta. Il pranzo di nozze, in un noto ristorante di Testaccio, è durato fino a sera, e anche a tavola non sono mancati gli scherzi. Stefano, i tuoi amici hanno fatto un gran baccano, hanno suonato le trombe delle automobili, cantato forte e bevuto una quantità di succo d’uva fermentato. Voi siete stati al centro di un bellissimo ricevimento. Sembravate il re e la regina sui vostri troni, circondati da noi invitati. Alessia aveva il classico vestito bianco che, a lei che assomiglia moltissimo a Julia Roberts, le donava molto e tu, Stefano, avevi un abito nero che hai fatto fare dal sarto e una cravatta blu. Ecco, vi ho raccontato come si è celebrato un matrimonio tribale romano-testaccino, devo dire, il migliore dei matrimoni possibili. Tu e Alessia, infine, avete fatto finta di andare a dormire insieme, nello stesso letto, per la prima volta nella vostra vita. Ma senza combinare nulla, ho saputo poi, da mio fratello. Perché il rituale è stato molto impegnativo ed eravate sfiniti, anche se sicuramente avete dormito tra rose e gelsomini. Certo, questa giornata è stata per voi piena di soddisfazioni ma anche molto, molto faticosa. Fortuna non ci si sposa troppo spesso.
Scritto da Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
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