Da Ostia a Collevecchio

Attualità e Società

Salve! Mi chiamo Mario, abito ad Ostia e sabato, come quasi tutte le settimane, insieme a mia moglie Simonetta ed al piccolo Alessandro siamo andati a trovare mia suocera Venia che abita a Collevecchio, un bellissimo paesino vicino a Roma, pur essendo in provincia di Rieti. Gabriele, il nostro figlio diciannovenne, non è potuto venire, per non so bene quali motivi. A questo punto vi starete domandando perché ho scritto al giornale, visto che a voi della mia vita privata non ve ne importa proprio nulla.

Ebbene scrivo non perché sono un perfido esibizionista, come già mi sembra di sentirvi dire, ma per farvi capire cosa significa viaggiare sull’autostrada. Io infatti per arrivare a Collevecchio percorro l’autostrada A1 dall’uscita del raccordo fino al casello di Ponzano Romano. Potete anche non credere a quello che sto per dirvi, ma vi assicuro che comunque corrisponde tutto alla realtà. Difatti, nonostante che quello della sicurezza stradale sia uno dei temi più dibattuti in questo periodo, la gente sull’autostrada guida male. Non è che vanno più veloci del dovuto -io stesso a volte vado a tavoletta- ma c’è una specie di rabbia nel loro modo di guidare. Sappiamo tutti che la guida pericolosa mette a rischio la vita di esseri umani e causa ogni anno morti e invalidi permanenti purtroppo, eppure gli automobilisti su questa A1 si tallonano, lampeggiano furiosamente quando qualcuno resta sulla corsia di sorpasso pochi secondi più del necessario. Anche se critichiamo spesso i comportamenti irresponsabili nel traffico, sembra ci sia tutta una nuova classe di guidatori che si piazza sulla corsia di mezzo e non vuole saperne di spostarsi, il che sembra mandare in bestia tutti gli altri: per un po’ si tengono a una distanza di cinque o sei metri, premendo per farli spostare poi,visto che non lo fanno, sterzano bruscamente sulla corsia esterna e poi rientrano a razzo prima che la manovra sia sicura, tagliando loro la strada. Ho visto una Ferrari 512 TR all’inseguimento di una Maserati 520 sul pezzo di A1, dopo il casello di Roma Nord, che è a quattro corsie molto trafficate, con tanto di slalom in mezzo a noi ed agli altri veicoli. Prodezze da imitare solo alla guida di una console per videogiochi, come fa Alessandro -ma anche Gabriele devo dire- giocando sulla sua PS2 a Gran Turismo 4. Un altro procedeva a zig-zag, a bordo di una Volkswagen Golf nera fiammante. In particolare, la guida pericolosa costituisce per i giovani neo-patentati una novità fortemente eccitante e trasgressiva, nonostante metta a repentaglio la vita e l’incolumità propria ed altrui. Sotto questo punto di vista gli incidenti automobilistici rappresenterebbero la prima causa di morte per i giovani di tutto il mondo. Ad un certo punto Alessandro a bruciapelo mi dice: “Papà, sai cosa fa un signore che viene investito da una macchina. Si rialza e dice: – Ma lei non ci vede? – Come fa a dire che non ci vedo? L’ho presa in pieno! E, mentre sono ancora frastornato per questa barzellettina -che ha comunque contribuito a rallentare la tensione della guida- mi accorgo che ci sono automobilisti che procedono felici ad una velocità di crociera sui novanta all’ora, ma appena si accorgono che qualcuno li sta sorpassando, accelerano di colpo, fino a centoventi, come se fosse un affronto personale supporre che la mai Opel Corsa possa sorpassare la loro Fiat Stilo, e non sono disposti a sopportarlo. Probabilmente lo considerano un insulto alla parte più indifesa e tenera del loro essere. Forse sto esagerando, ma non troppo, vi assicuro. Dopotutto è sabato mattina, e indubbiamente la maggior parte di quella gente sta andando a far compere, o semplicemente a divertirsi, eppure sembra che questo sabato mattina stia montando una furia collettiva sull’A1. Sono teso e compresso, tanto da darmi l’impressione che potrebbe bastare che qualcuno commetta un’infrazione veramente grave per farci esplodere tutti. Comunque: arriviamo a Collevecchio. E’ finita la battaglia!

Scritto da Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)

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