La torre nera di Stephen King

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La torre nera - KingDopo una “Lunga marcia” durata ben 7 libri e quasi 30 anni con “La torre nera” finalmente King arriva a chiudere la saga dell’amato pistolero Roland di Gilead.
Ma contro ogni aspettativa questo testo può essere riassunto in una sola parola: deludente.
Perché malgrado nella postfazione l’autore cerchi disperatamente di motivare la propria presenza legittimandola come metafiction o estremo amore per il suo romanzo, il fatto che King diventi un personaggio attivo e centrale nella storia del Ka-tet, altro non è che inutile e volgare autorialità, che non solo allontana il lettore dal vero protagonista, ma lo stanca e lo importuna.
Inoltre l’impellenza manifesta nello scrivere di voler dire troppo e tutto, finisce per danneggiare il racconto, e tralasciare ciò che è necessario.
Sembra che King abbia l’insano bisogno di tirare le fila, di spiegare un’ossessione e riunire in un solo testo personaggi, ambienti e storie che appartengono a libri precedenti.

Simile all’insana passione di Brown di voler trovare in ogni dove una traccia della “dea madre”, King sembra voler ritrovare in ogni sua opera precedente qualche richiamo alla torre nera.
In questo modo non solo finisce diverse volte per citare se stesso o “confabulare” amenamente con il lettore, ma soprattutto per perdere di vista il centro del racconto: l’ultimo viaggio di Roland per raggiungere la Torre.
Si arriva addirittura, tanto è vasto il minestrone di elementi dissonanti, a chiedersi perché Roland voglia arrivare alla Torre e a considerare l’inutilità di tutto ciò che fino a quel momento si è reputato sacro.
Anche i personaggi perdono di spessore e i nuovi arrivati (il bambino ragno, o Patrick Denville) finiscono per non avere un gran senso all’interno del tutto.
I personaggi malefici sono sviliti e subiscono inattivi l’ira dello scrittore incauto: la morte di Walter, come quella del ragno-bambino sono tremendamente ridicole, poco dignitose e povere di pathos.
Il Re Rosso come i due personaggi precedenti, sembra più una marionetta nelle mani di un King frettoloso e incapace di continuare il racconto che la fonte di ogni male.
Per la fine che fanno, sarebbe stato uguale farli strozzare per un boccone andato di traverso!
In ultimo anche il finale è strozzato e la figura di Roland chiede vendetta.
Non si capisce bene infatti perché King abbia voluto dare un’altra possibilità agli altri personaggi, redenti e felici in un mondo che sembra il migliore dei mondi possibili, mentre ha deciso di scagliare su Roland tutta la sua collera, finendo per rimandarlo all’inizio di un incubo.
Ciò che ci chiediamo è: quante volte Roland dovrà ancora rivivere il suo passaggio per arrivare alla felicità?
E’stato davvero tutto così inutile e insensato?
Cosa ha compiuto Roland di tanto grave da scontare quest’eterna condanna?
Non ci sarà mai pace per il povero pistolero?
Delusa dico: sai King, prego odimi, perchè non ho capito bene e non credo che questo sia il kà o la giusta fine di un eroe.
E… caro e illustre pistolero della famiglia di Eld, lunghi giorni e piacevoli notti, sperando che possa terminare anche tu il tuo viaggio e in un mondo o l’altro il tuo grande spirito possa trovare la pace che merita.

Di Zaira Maranelli

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2 risposte a “La torre nera di Stephen King”

  1. luca ha detto:

    Inoltre vorrei chiedere chi e’ la bestia?
    Quel personaggio tremendo che viene nominato nel primo libro e poi nulla piu’

  2. hpr7 ha detto:

    Il personaggio La Bestia è stato eliminato da king nell’ultima edizione Dell’ultimo cavaliere 😀

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