Quei maledetti telefonini

Editoriale

PensieriIl titolo di questo articolo lo avete letto un po’ su tutti i quotidiani e sentito in ogni telegiornale nazionale.
La cronaca, infatti, ha dato ampio risalto alle vicende che sono state filmate con i temibili cellulari e che hanno trovato asilo sul web.
Da YouTube a Google Video lo sharing di filmati amatoriali impazza.
E noi lo usiamo a profusione.

Fenomeno dilagante da qualche anno, il video sharing, ha consentito di fare un passo in avanti da giganti a molti (come noi) che avevano voglia di pubblicare video online ma non avevano infrastrutture adeguate e soldi da investire (noi…noi…noi).
Oggi, epoca ed era del Web2.0 (e già si parla di 3.0), le risorse per consentire a centinaia di persone nel mondo di godere dei nostri filmati ci viene fornita da colossi dell’IT quali la BigG di Redmond.
Abusi e violazione del copyright a parte (in alcuni casi non nella stragrande maggioranza) l’informazione tradizionale ha da prima snobbato il fenomeno poi, incuriosita ma senza voglia di apprendere cosa realmente fosse, si è buttata a capofitto nell’immensità di materiale che si poteva trovare e usare gratuitamente.
Impazzano i video divertenti trasmessi da emittenti nazionali che almeno un grazie all’autore originale del filmato potrebbero darlo ma, e non c’è da stupirsene, il “vecchio-media” si è fatto più volte gabbare.
Finti filmati di aggressioni, finti o scambiati per tali, diversamente abili che venivano linciati quando erano solo “attori” di uno sketch….etc. etc….prendevano spazio tra i titoli dei telegiornali nazionali.
Maestre che non disdegnavano qualche carezza e Professori fuori di testa sconcertavano gli spettatori.
Si grida dunque allo scandalo.
Si bandiscono i cellulari dalle aule.
Si parla di “maledetti telefonini”.
A mio avviso abbiamo perso di vista il reale e il terribile immaginario lo stiamo amplificando a dismisura.
Ce lo stanno facendo amplificare.
Premessa: a scuola ci si va per imparare e apprendere, nel mondo ci si comporta cercando di lasciare le altrui libertà.
Detto questo, se ho un professore che invece che spiegare telefona di continuo e progetta chissà cosa al portatile (ogni riferimento è puramente casuale) perchè non riprenderlo e sputtanarlo? O sarebbe saggio consigliare di segnalarlo al Consiglio d’Istituto?
Bene, il provvedimento che è scaturito dopo aver visto scene ben peggiori è stato: bandire i telefonini da scuola (ma solo per gli studenti o anche per i professori) e additare il cellulare come “maledetto arnese”.
La risposta più sensata sarebbe stata quella di lodare il telefonino per aver mostrato, come uno dei migliori reporter d’assalto (vi ricordate il finto infermiere o il fasullo profugo?), cosa realmente succede nelle nostre (spesso fatiscenti) aule.
Poi l’uso potrà esser stato lesivo della privacy ma il vero senso di tutto è stato scoprire gli “altarini”.
Punzecchiare dei nervi scoperti.
In queste ore, ad esempio, le uniche immagini dei massacri e degli scontri di Myanmar sono visibili al mondo grazie ai filmati dei telefonini in quanto i reporter tradizionali o hanno dovuto abbandonare il paese per motivi di sicurezza o hanno avuto sequestrata l’attrezzatura.
Il telefonino come utile strumento al servizio della comunità più che gadget da utilizzare per scambiare con amici e amiche foto hosè.
Questo lo si può fare tranquillamente grazie al temibile internet 😉

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