Bevo in silenzio un bicchiere di liquore di limone gelato, fatto da mia suocera. Per cercare di mettere ordine nel caos della mia testa. Do un’occhiata all’orologio: è tardi, ma decido lo stesso di andare a fare una passeggiata sul lungomare deserto. Cammino e ricordo. Ricordo i cortili della Garbatella quando noi bambini giocavamo a calcio, con i pantaloni corti, le bretelle, il pallone supersantos comprato alla bottega facendo una colletta.
Ricordo il Parco dell’EUR. Mi sembra si sentire il profumo dei suoi alberi di eucalipto. Ah, gli anni sessanta! Dopo pochi minuti arrivo al Pontile dei pescatori, immerso nei miei pensieri. Mi infilo una mano nella tasca del giubbotto e tiro fuori il giornale. Di fronte al mare, leggo. Che notizia in prima pagina! Un brivido mi corre lungo il braccio. Oppio afgano? Con aria scettica vengo così informato che alcuni parlamentari hanno proposto di comprare oppiacei dai talebani, per rivenderlo alle industrie farmaceutiche, così da sottrarre l’agricoltura ai ricatti dei criminali e ridurre fortemente gli incassi illegali. Rifletto: ma comprando l’oppio afgano per farne morfina antidolore non si finanzia il terrorismo internazionale? Oltretutto leggo che la domanda mondiale di oppio legale che serve agli ospedali per terapie antidolore è soddisfatta dai Paesi che sono autorizzati: Australia, Francia Turchia e India. Difatti Pierferdinando Casini ha detto che: “il mercato illecito dell’oppio è da seimila tonnellate, quello lecito da quattrocento tonnellate: è evidente che la saturazione sarebbe immediata e non sapremmo cosa fare di tonnellate di oppio afgano immesse sul mercato”. Quindi acquistare l’oppio afgano da usare per sperimentare politiche di terapia del dolore sembrerebbe una iniziativa azzardata, anche se in questo modo si potrebbe mettere in discussione “il sistema delle multinazionali farmaceutiche e i profitti dei talebani, gli unici ad arricchirsi durante la guerra proprio grazie alla vendita dell’oppio” come dice il verde Paolo Cento. Mi accarezzo nervosamente il mento. Ho lo stomaco che sta cominciando a contrarsi per paura di leggere qualcosa di ancora più sgradevole. Con estrema cautela ripiego il quotidiano. Lancio un’ultima occhiata al mare. Sconcertato, ritorno a casa. Senza esitare. Dopo tutto, se non mi sbaglio, stasera c’è un film di Nicole Kidman in tv. Bingo.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
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