Quanto è importante conoscere il futuro e le conseguenze delle proprie azioni? E soprattutto cosa cambieremmo delle nostre azioni se potessimo tornare indietro?
E’ fondamentalmente questo l’interrogativo principale che vuole porci “Donnie Darko”, un film il cui pregio principale è la creazione di un’atmosfera densa di suspence e di una storia che si avvicina più alla consistenza del sogno che a quella della realtà.
Ma veniamo alla trama: un’adolescente, Donnie Darko, affetto da schizzofrenia e vittima di allucinazioni, scampa, grazie al consiglio di uno dei suoi amici immaginari – uno strano e inquietante coniglio – alla morte.
Ma dopo averlo salvato, Frnak – così si chiama il coniglio – inizia a comandargli di portare a termine una serie di azioni, più o meno legittime, che causeranno, a seconda dei casi, lo smascheramento di un pedofilo, il licenziamento di una giovane professoressa piena di buone intenzioni, la conoscenza e la morte non solo della ragazza di cui Donnie si innamora, ma anche di sua madre e della sua sorellina.
Per questi motivi, quando, per una serie di circostanze, Donnie ha la possibilità, – grazie ad un passaggio nel tempo – di tornare indietro, prende la più estrema delle decisioni, scegliendo di morire per evitare di compiere quelle azioni che avrebbero causato la morte di tanti innocenti.
Il film torna dunque all’inizio, restituendo i vari personaggi alla loro vita e alla loro storia.
Ma, a questo punto, ci chiediamo: dato che Donnie tornando indietro nel tempo, già conosceva il proprio e l’atrui futuro, per quale motivo invece di morire non ha semplicemente deciso di evitare quelle azioni che avrebbero avuto conseguenze negative compiendo quelle dalle conseguenze positive?
Perchè scegliere la morte?
Dunque il libero arbitrio non esiste?
Dunque anche avendo la possibilità di cambiare le poprie azioni l’uomo è un essere portato comunque alla fragilità, al fallimento ed all’inevitabile?
E’ decisamente triste e pessimista quindi il messaggio di Kelly, che, dopo averci portato a sperare in un mondo in cui non tutto è perduto, ci sprofonda in un incubo, privando non solo l’individuo della possibilità di scelta, ma preferendo la morte e l’inattività alla vita.
di Zaira Maranelli
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