Sul luogo dell’attuale santuario nel 1600 fu edificato, accanto a una fonte considerata miracolosa, un piccolo sacello, noto come cappellina del Pozzo, per volere di un gruppo di mercanti veneziani, in segno di ringraziamento alla Madre della Consolazione che avrebbe intercesso per la loro liberazione dopo che erano stati assaliti da banditi.
Nel 1685 fu costruito a poca distanza un oratorio dedicato a san Marco, in seguito elevato a santuario mariano, ove nel 1731 fu collocata una venerata statua cinquecentesca raffigurante la Madre della Consolazione. Attorno alla piccola chiesa, frequentata da un numero sempre crescente di devoti,[1] fu edificato verso la metà del XIX secolo il seminario vescovile, inaugurato il 25 luglio del 1846.
L’antico luogo di culto si rivelò nel tempo sempre più inadeguato a ospitare tutti i pellegrini, perciò verso la metà del XX secolo fu decisa la costruzione di un nuovo santuario dedicato alla Madre della Consolazione, su progetto degli architetti Gino Robuschi e Luigi Sassi; la cerimonia di posa della prima pietra si svolse il 3 settembre del 1939 alla presenza del vescovo di Piacenza Ersilio Menzani e di quello di Sarsina Teodoro Pallaroni,[4] ma il cantiere fu presto interrotto a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale,[3] per riprendere solo nel 1948 con le opere di scavo; tre anni dopo fu pressoché completata la cripta, eretta attorno alla cappellina, mentre nel 1954 fu edificata la cupola e l’anno seguente furono innalzate le pareti perimetrali. Tra il 1960 e il 1970 furono infine costruiti i due portici ai lati del sagrato.
Nel 1978 il santuario fu elevato al rango di basilica minore per volere del papa Giovanni Paolo I.
Nel 2006 fu ristrutturata e decorata la cripta, all’epoca ancora non del tutto completata, su progetto dell’ingegner Paolo Scarpa.
Fonte Wikipedia
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