Mostra fotografica dell’artista Adolfo Brunacci

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adolfo brunacci

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E’ una Roma senza tempo, capovolta e riflessa nelle pozzanghere e nelle fontane. Evoca la storia giocata lungo la via d’acqua per eccellenza, il fiume, il Tevere. E’ Rumon – nome con cui la chiamavano gli antichi migranti – vista con gli occhi di Adolfo Brunacci, artista polivalente, che dal ’75 ha fatto della fotografia l’espressione cui affida parte della propria ricerca estetica.
Tratta dall’omonimo libro edito da Albavision, Rumon – all’inizio fu l’acqua è il titolo della mostra fotografica di Adolfo Brunacci – promossa dallo Stadio Domiziano e da Albavision, con il patrocinio di Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica, Biblioteche di Roma, Cna di Roma, in collaborazione con Cierregrafica media partner – in programma dal 4 giugno al 4 luglio nell’Area Archeologica dello stadio di Domiziano (orari dal lunedì a domenica dalle 10.00 alle 19, sabato fino alle 20) in via Tor Sanguigna 3. Alla fisarmonica di Daniele Mutino è affidata l’inaugurazione di mercoledì 4 giugno alle ore 18,30. Le note del compositore, diffuse in uno degli spazi archeologici ed espositivi tra i più suggestivi della città, collocato proprio sotto la più moderna piazza Navona, sono il preludio di un viaggio per immagini dalle quali emerge la bellezza eterna dell’Urbe sottolineata, a tratti, dai versi della poetessa Luci Zuvela. E’ la bellezza ad affascinare il maestro d’arte e di vita Brunacci, che nel declinarla con differenti tecniche la pone al centro del proprio lavoro artistico e professionale.
Una Storia di riflessi e d’acqua
L’artista propone la scoperta di un tesoro diffuso, ma inosservato, nascosto dal velo d’indifferenza di un’abitudine secolare alla bellezza. Brunacci cattura l’attenzione del pubblico usando la magia dell’acqua, la sua capacità di offrire un punto di vista capovolto di ogni cosa. Sono i riflessi a trasformare i sanpietrini bagnati di pioggia in un dipinto senza cornice, dove baluginano gli archi del Colosseo. E’ una pozzanghera a ospitare gli arcangeli ‘caduti’ da Castel Sant’Angelo sprofondandoli nell’azzurro di un cielo terso. Ogni immagine è uno specchio nel quale il tempo non trova accoglienza, è una chiave di lettura per riconoscere una vocazione antica di «città del fiume». Con le sue pietre sacre, i frammenti di mosaici millenari; i ruderi avvolti dalla polvere gialla delle terme dell’imperatore Caracalla; le mura del tempio dei gladiatori e persino le linearità dell’architettura razionale del quartiere Eur all’estremo sud. La mostra inscena un cammino nella storia di Roma, rappresenta l’incontro con la sua eredità e ne veste di poesia il suo eterno esistere.

L’artista
Toscano, classe 54, maestro d’arte e di vita, Adolfo Brunacci ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Firenze per poi dedicarsi con passione alla pittura murale e alla scenografia teatrale, due forme d’arte visiva che ne hanno plasmato il senso estetico. Alla metà degli anni Settanta ha abbracciato la fotografia, ha lavorato nel mondo della moda, della pubblicità, dei video clip. E’ stato art director di produzioni video e graphic designer in moltissime campagne pubblicitarie. In Italia e all’estero. Curiosità, talento e amore per le arti visive lo hanno portato a essere definito dalla critica fotografo pittorealista surrealista, ma il suo percorso di ricerca non si è fermato. Negli ultimi dieci anni si è concentrato sul reportage sociale, la narrazione filmica del mondo, dell’uomo, delle sue relazioni interpersonali e con il contesto urbano. Attento alle trasformazioni dell’universo della comunicazione è diventato anche un blogger, pubblica in un diario online pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni, immagini e video autoprodotti. E’ un creativo incline alla multimedialità, un artista globale dell’immagine, il veicolo della sua filosofia estetica.

“Rumon – all’inizio fu l’acqua”
Dal 4 giugno al 4 luglio
Mostra fotografica dell’artista Adolfo Brunacci allo Stadio Domiziano.
Nei riflessi di pozzanghere e fontane l’eterna bellezza di una città senza tempo

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