sabrina freda
La sentenza di ieri con la quale la Corte dei Conti ha condannato in primo grado la Giunta Errani del 2007 al risarcimento per indennità pagate ai dirigenti regionali è un segnale che deve far riflettere, a prescindere dall’esito del ricorso annunciato dal presidente della Regione.
Parliamo di costi della politica elevatissimi, pensando agli stipendi base percepiti dal capo di gabinetto dell’Assemblea Legislativa, dal direttore dell’agenzia di informazione e comunicazione e dagli undici direttori generali presenti in Regione, oscillanti fra gli 83 mila e i 150 mila euro lordi all’anno, a cui si devono aggiungere altre consistenti voci retributive che arrivano fino al 20% delle somme lorde percepite e che comprendono retribuzioni extra basate sul raggiungimento di determinati risultati.
Considerando i lauti stipendi, l’ottenimento di certi obiettivi dovrebbe essere obbligatorio e non certo da premiare con un extra.
Si tratta di cifre corrisposte quasi sempre a dipendenti esterni a viale Aldo Moro: da una rapida verifica risulta infatti che la stragrande maggioranza dei direttori generali è di provenienza esterna all’ente. Così, mentre ai dipendenti regionali vengono chiesti continui sacrifici e si tagliano loro persino i buoni pasto, si preferisce premiare figure professionali dalle più disparate provenienze. Siamo al paradosso: per far carriera in Regione, insomma, è meglio non esserne un dipendente.
Limitare i contratti esterni per avvalersi delle risorse di chi è un dipendente regionale a tempo indeterminato permetterebbe di risparmiare oltre un milione di euro all’anno. È un metodo semplice ed efficace per ridurre i costi della politica, e per una volta si darebbe un seguito concreto a ciò che finora è stato solo annunciato.
Sabrina Freda, Segretario Regionale Italia dei Valori Emilia Romagna
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