Multe insieme all’ICI e i Comuni son felici!

Attualità e Società

La nostra macchina è una Opel Corsa rossa. “Dove stiamo andando?” chiede Simonetta, occupando il sedile del passeggero. Mi volto. “A Collevecchio”. Lei socchiude gli occhi. L’ho colta di sopresa. Fa una risatina. Arriviamo. Mi fermo esattamente in corrispondenza della casa di un vecchio zio vedovo, ex postino. Ci chiude la porta alle spalle e ci indica la sedia di fronte al camino.

Sento odore di fumo stantio e di gatto. Lo dice con un tono che, assieme al reticolo di venuzze sul naso, rivela che ha avuto qualche problema con la bottiglia, come molti uomini della sua età. Ma ormai ha smesso. Buon per lui. “La mia memoria fa acqua”, dice. “Fatemi lo stesso raccontare una storia interessante” aggiunge. Sul suo volto compare un accenno di sorriso. “E’ stato un bel po’ di tempo fa”. Si gratta una mano robusta, macchiata da un eczema e ci parla di un episodio realmente accaduto a Rieti alla fine degli anni ottanta, poco prima di andare in pensione. L’accusa fu turbamento di funerale. “Eh, sì” ride lui. “ Per quanto strano possa sembrare i fatti che portarono a questa denuncia sono reali e hanno avuto per protagonisti un mio amico, addetto alle pompe funebri e due vigili, forse un po’ troppo zelanti. Strano, non vi pare?”. “Vai avanti” incalziamo noi. “Che cosa è successo esattamente?” Scuote la testa e ce lo spiega. “Ecco come si sono svolti i fatti. Durante un funerale l’autista di un carro funebre è stato multato da due vigili, perché aveva parcheggiato in doppia fila e condannato a pagare una multa per sosta vietata e mancata esibizione della documentazione. “E’ strano come si ricordino perfettamente certe piccole cose. Anche dopo sedici anni che sono un mucchio di tempo” conclude. “Mi rifiuto di crederci” mormoro a mia moglie, muovendo nervosamente le gambe. Lei mi contraddice, ricordandomi quello che ci è accaduto ieri pomeriggio: aveva appena messo in moto la macchina e fatto pochi metri, mentre cautamente si stava allacciando le cinture di sicurezza, quando è stata fermata da una giovane vigilessa, attenta e meticolosa. Una rapida occhiata, poi le fa: “Le cinture si indossano prima di partire, 75 euro e cinque punti di penalizzazione, ehia ehia alalà!” Diligente, fin troppo. Per un attimo ci guardiamo perplessi, poi ci riprendiamo e Simonetta le mostra i documenti. Bè, fortunatamente io l’avevo indossata in tempo, altrimenti avremmo pagato 150 euro. Certo, nonostante tutto mi piace la vita ad Ostia, fare una passeggiata fino al pontile o al nuovo Porto, andare al teatro Manfredi o alle sale di Cineland. O in pineta, tra pini, querce ed eucalipti. Mi piace la cultura e lo spirito lidense. Mi basta sedermi davanti alla finestra del balcone, rivolta verso ovest, a guardare l’imponente distesa di acqua del mare, per pensare a quello che mi pare. O per non pensare a niente. Poi arrivano queste situazioni sgradevoli. Continuo con la mia routine, più o meno soddisfatto, aspettando che la rabbia per certe ingiustizie che mi capitano sempre più frequentemente in ufficio e il dolore per la morte di mio padre svaniscano, che il vuoto si colmi. Ma non succede del tutto. Devo fare qualcosa, come spesso spiego a mia moglie. Vabbè: trovarmi qualche sponsor, come fanno colleghi più furbi di me. Poi, un giorno, una vigilessa ti ferma per strada e ti spiega un paio di cose. Primo: indossare le cinture. Secondo: pagare. Nix. Non mi faccio fregare: il fenomeno della caccia all’automobilista inosservante del Codice della Strada non deve essere solo per finalità di cassa. Oggi la multa è uno strumento finanziario di fondamentale importanza per aggiustare i bilanci delle Amministrazioni locali. Il fatto che nel budget di molti Comuni venga stabilmente inserita come posta attiva la voce “multe” significa che certi Comuni confidano sull’indisciplina degli utenti della strada per far quadrare i propri conti. La multa-tributo acquista, così, un sapore di medioevale attualità. Insomma noi automobilisti piangiamo e le casse comunali sorridono. Per ora riempire le casse comunali è più importante della sicurezza e i comuni cercano di recuperare denaro installando ovunque autovelox. Saremo sospettosi e forse anche malpensanti, ma non sarebbe meglio se i proventi di queste multe fossero destinati a studi e ricerche per migliorare la sicurezza stradale? Oltretutto con lo strumento dell’autovelox non sempre si rispetta la visibilità dell’attrezzatura di notte e di giorno (dato che alcuni Vigili Urbani si nascondono dietro gli anfratti…) prevista dall’articolo 183 del regolamento di attuazione. Per non parlare, poi, del problema della radiofrequenza (si tratta di un apparecchio radioelettrico) che richiede un’autorizzazione rilasciata dalla Direzione Compartimentale delle Poste spesso mancante ed in ultimo il problema della salute. Trattandosi, infatti, di apparecchiature laser (seppure di classe 1) puntate sulla vettura e sui conducenti possono nuocere gravemente alla salute. Soprattutto quelle pistole o puntatori laser che vengono indirizzate frontalmente alla vettura che sopraggiunge ed il cui raggio laser colpisce inequivocabilmente anche la retina degli occhi. Okay, i parcheggi non ci sono, il traffico è tanto, le automobili troppe e le conseguenze le paghiamo noi. In multe. E i Sindaci che dicono? Questo: “Idea brillante le multe. Fanno profitto!” Come l’ICI. Accidenti, che schifo. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

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