Pensieri della notte

Editoriale

Notte BiancaScritto da Mario Pulimanti (Lido di Ostia – Roma).

Eccomi qui davanti al computer in questa caldissima serata di fine luglio.

Non sono di quelli che raddrizzerebbero i quadri in una sconosciuta camera d’albergo.

Ricordo certe terribili foto di campi di concentramento, immagini dei sopravvissuti di Auschwitz e Bergen-Belsen e Buchenwald, denunce viventi contro l’intero genere umano, con le loro divise a strisce e quegli occhi così pieni di consapevolezza di come fossero diventati.

Mi chiedo: Mario, il mondo sta ora migliorando? Spero di sì.

Ma, forse, la mia è solo l’illusione di uno sciocco. Infatti io, ciellino di vecchia data, vorrei commentare una notizia che mi ha profondamente scosso. L’8 giugno la tomba di don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione, è stata profanata.
Don Luigi Giussani, nato a Desio (Milano) nel 1922, è morto nel febbraio 2005 dopo lunga malattia. Il suo funerale è stato celebrato dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, poi diventato Papa Benedetto XVI. E, da un anno e cinque mesi, è sepolto nel Famedio del cimitero Monumentale di Milano dove, prima del furto, c’erano nove cuori d’argento con le lettere p.g.r., per grazia ricevuta a rappresentare nove miracoli sussurrati: delicati omaggi ad una persona che il risultato più grande lo ha ottenuto riorganizzando un cattolicesimo vitale in una società se non contraria, quanto meno comodamente disinteressata a dogmi e dottrine religiose. Miracoli senza nessun effetto speciale. In realtà questa è una tomba che non è come le altre a causa di un continuo pellegrinaggio dei fedeli che ogni giorno fanno visita a don Gius. Una semplice lapide: “Don Luigi Giussani, 15-10-1922, 22-2-2005”. E a terra molti fiori e ceri allineati. Ad un certo punto qualcuno ha allungato la mano, mettendosi in tasca due ex voto in argento, dopo averli trafugati dalla tomba.
Ed è così che due dei nove ex-voto sono scomparsi, insieme a una piccola icona con la Madonna in legno. Tanto che, per motivi precauzionali, sono subito stati tolti i rimanenti sette ex-voto. Il furto, pur se di scarsa rilevanza, è comunque un fatto simbolico, un gesto di disprezzo, uno sgarbo verso don Gius ed il suo movimento. Un vandalismo.  Per tutti noi, vecchi e nuovi militanti di CL, don Giussani è un santo. Mi vengono ora in mente le parole di don Julián Carrón, il sacerdote spagnolo successore di don Gius e nuova giuda del
movimento: “l’urgenza in questo nostro tempo, non è l’etica ma la sfida del nichilismo. La domanda è chi, in questo deserto che avanza, è in grado di trovare il gusto e la ragione del vivere. Qui, e solo qui, ci giochiamo il futuro”. Del resto don giuss ha sempre amato stare in mezzo alla gente e condividere la loro vita. Ci ha sempre insegnato anche ad usare la ragione ed ad essere aperti al dialogo. Penso che, comunque, lui avrebbe detto di non fare un dramma di questo furto, definendola una semplice ragazzata. Pazienza.
Pensando e digitando sui tasti del mio PC mi accorgo che si è fatto tardi.
Infatti sento mia moglie che mi chiama. Beh, tanto vale smettere qui. Vado a letto.

Mi addormento svuotato di ogni energia e piombo in un sonno greve, in un respiro pesante.

Scritto da Mario Pulimanti (Lido di Ostia – Roma).

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