Quando si parla di cosmetici da utilizzare in spiaggia per la tintarella, non c’è dubbio sul fatto che il mercato offra una scelta estremamente vasta e variegata di prodotti. Queste creme e lozioni non differiscono solo per l’odore, la composizione e l’intensità, ma anche per la modalità con cui garantiscono l’abbronzatura (senza però rinunciare a un opportuno fattore di protezione).
A tal riguardo, è necessario distinguere le creme abbronzanti da quelle autoabbronzanti. A queste, poi, si aggiungono i filtri solari, che servono invece da scudo contro le radiazioni.
Infine, vi possono essere soluzioni “ibride”, che assolvono sia l’una che l’altra funzione. Data la vastità di soluzioni disponibili, è bene fare chiarezza.
Per quanto riguarda le creme o gli oli abbronzanti, è necessario sapere che in molti casi si tratta semplicemente di sostanze in grado di dare lucentezza alla cute come la crema abbronzante UltraBronze. Grazie alla brillantezza, infatti, la pelle attira a sé una quantità di radiazioni maggiore, per via di un fenomeno ottico che fa sì che il raggio solare rimbalzi più volte sulla cute. Con questo meccanismo, dunque, la luce colpisce più volte il corpo, e ad ogni rimbalzo trasferisce energia che si trasforma nella classica tintarella.
Coloro che hanno le pelli chiare, tuttavia, dovrebbero prestare la massima attenzione. L’utilizzo sconsiderato di queste creme abbronzanti – soprattutto se senza filtro protettivo al loro interno – può recare seri danni alla cute, sia nel lungo che nel breve termine. A ciò, bisogna aggiungere che vi sono alcune creme abbronzanti che, oltre a garantire l’effetto ottico appena descritto, contengono delle molecole che penetrano nelle cellule e attivano la melanina, velocizzando la colorazione della pelle.
Il risultato delle creme autoabbronzanti, soprattutto quelle di ultimissima generazione, è molto simile a quello dell’abbronzatura normale. Tuttavia, a differenza dei raggi solari e dell’amplificazione mediata dalle lezioni abbronzanti, non recano nessun danno alla pelle. Il meccanismo con cui la pelle si colora mediante le creme autoabbronzanti, infatti, prevede una semplicissima reazione chimica, attraverso la quale si forma un composto colorato che rimane attaccato a lungo alla cute.
Nello specifico, all’interno delle creme autoabbronzanti è presente uno zucchero, denominato con la sigla DHA, il quale ha la capacità di reagire con una proteina cutanea per realizzare dei composti dal tipico colore bruno.
Sono ancora in molti ad affermare fermamente che le creme autoabbronzanti danno un risultato poco naturale, omogeneo e gradevole. Questo era vero fino a qualche anno fa: le creme autoabbronzanti in vendita in passato, infatti, avevano una modulazione del principio colorante non ottimale. Grazie alle innovazioni tecnologiche più recenti, invece, le creme abbronzanti di ultima generazione donano un colorito uniforme e de tutto identico a quello ottenuto dopo ore ed ore al sole. L’importante, tuttavia, è seguire le istruzioni riportate sulla confezione, grazie alle quali si riesce a stendere la quantità adeguata di crema.
In conclusione, è doveroso parlare delle creme solari, che hanno un effetto protettivo sulla cute. È bene sapere che le protezioni solari si differenziano per il filtro che contengono, il quale è composto da molecole che bloccano il passaggio dei raggi UV, proteggendo le cellule dell’epidermide ed evitando l’insorgenza di scottature.
Il livello di protezione garantito dalla lozione si differenzia per il fattore SFP. Un fattore di protezione SFP pari a 20 garantisce che solo 1 radiazione su 20 riesce a penetrare, ostacolando dunque il 95% dei raggi UV. Al contrario, una protezione pari a 50 limita fino al 98% dei raggi solati.
Tuttavia, quando si usa la protezione solare, è necessario applicarla frequentemente, poiché il vento, la salsedine, la sabbia e il bagno in acqua possono limitarne l’efficacia.
Quale protezione scegliere? A tal proposito, è bene sapere che la pelle del viso richiede lozioni delicate, mentre per il corpo vi sono più soluzioni possibili.
È avanzata un po’ di protezione dell’estate precedente? È importante non usarla! In seguito all’esposizione a diverse condizioni ambientali (luce e calore in primis) o per via del tempo, infatti, le sostanze che esercitano l’effetto protettivo possono perdere il loro potere, riducendo drasticamente il filtro SFP.
In ogni caso, protezione non è sinonimo di scarsa abbronzatura: esistono, infatti, dei prodotti che preservano la salute della pelle ma al contempo stimolano la produzione di melanina. Di certo, questi sono i prodotti più ricercati sul mercato.