La birra è uno delle bevande più diffuse nel Belpaese e non a caso tradizionalmente si sposa con la pizza, diventata bandiera in tutta Italia,  dalla punta più meridionale a Udine a Bibione fino a Grado.

Non a caso nel 2017 c’è stato un aumento del quasi 20% di vendite di birra all’ingrosso e sembra che i numeri saranno ancora più ampi nel 2018. Tra questi dati si vede un’impennata delle birre più particolari, il che dimostra che i gusti si stanno spostando e sopratutto affinando.
Rimane comunque la grande domanda e quindi il dover fare fronte con grandi quantità. Ecco perché fornitori leader come FriulBräu hanno introdotto negli scorsi anni nel loro catalogo prodotti particolari come le non filtrate dal gusto forte e molto diverso dalla pilsner tradizionalmente diffuse. Non a caso sono stati introdotti i fusti anche per queste birre, staccandosi dalla poco pratica bottiglia, che comporta anche costi maggiori.

Sulla parte di provenienza c’è una ambivalenza. C’è stata una riscoperta delle birre artigianali locali a chilometro zero, data anche la cultura startup che è entrata in Italia,  che rimane ancora un mercato di nicchia come volumi ma con forte possibilità.
Dall’altra parte c’è la ricerca di prodotti internazionali al di fuori dei marchi tradizionali. Anche in questo mercato siamo davanti a una tendenza all’aggregazione, con marchi enormi come Heineken che acquistano piccole e medie aziende.

Ciononostante nella percezione comune la birra è una bevanda tipica e diffusa solo nel mondo occidentale ma vedendo i dati dello scorso anno incredibilmente le prime due birra più vendute sono cinesi, segnale di come i consumi più ampi sono anche dove non li si aspetta.

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