Alcuni parlavano di fine del petrolio, ma in realtà la domanda non è mai stata così potente. Europa e Stati Uniti, infatti, hanno fatto registrare una cresciuta del 2,4% nel secondo trimestre, pari a 2,3 milioni di barili al giorno in base ai dati Aie (Agenzia internazionale per l’energia). E’ un importante balzo che non si verificava da 2 anni, e al tempo stesso contribuisce allo smaltimento delle scorte.
Le statistiche che fanno riferimento agli andamenti negli Usa, confermano l’influenza dall’effetto uragani, che ha portato alla chiusura di diverse raffinerie in Texas e Louisiana. E’ presto detto che avendo gli impianti che operano al 77,7% della totale capacità si riducono le lavorazioni e al tempo stesso i trasporti, a causa dei blocchi e gli impedimenti sui terminal marittimi. E le scorte ne risentono.
Si è amplificato lo spread tra i due riferimenti, ovvero il Brent e Wti le cui quotazioni sono visibili su www.prezzodelpetrolio.com, che è in parte legato agli uragani. Quest’ultimi hanno indebolito la domanda delle raffinerie Usa, andando invece ad aumentare le produzioni in Europa, per una tendenza che però è iniziata da un po’ di tempo. I danni subiti alle raffinerie potrebbero però condurre a un ulteriore deficit nella produzione globale di carburanti.