A inizio millennio, lavorare per il posizionamento sui motori di ricerca significava, in massima parte, gestire al meglio le keyword di una pagina web, giocare sulla ricorsività, creare link efficaci e attendere che gli spider metabolizzassero il tutto restituendo un piazzamento più efficace. Oggi, a distanza di dieci anni o poco più, siamo entrati in una nuova, straordinaria fase della SEO. Che poi è una nuova fase del modo di guardare alle strutture di rete, al modo di essere utenti e di fare ricerche. La semantica ha assunto una rilevanza che, fino al decennio scorso, si stentava anche a ritenere possibile.
Dire, oggi, che i contenuti sono il re, in ambito SEO, significa qualcosa di più ampio di ciò che a un primo sguardo potrebbe sembrare. Significa costruire contenuti efficaci, ben scritti, profondi e strutturati. Significa fornire una serie di informazioni che il robot, come l’utente, possa interpretare come utili, qualitativamente e formalmente. Google comprende le reali esigenze del fruitore dei suoi servizi e lo mette in condizioni di trovare le risposte che cerca.
Google Knowledge Graph è il vero salto di qualità del sistema Google: il grafo della conoscenza si basa sull’associazione tra ‘oggetto’ o ‘entità’ e parola chiave; ogni keyword viene scansionata in un bacino di metadati, associata a un contesto semantico in cui sono presenti altri oggetti e con cui si lega. Il risultato è una SERP che, oltre ai risultati organici, presenta un grafico appunto che integra ogni informazione di base possa servire all’utente. Google non è più contenitore di risposte ma diventa esso stesso risposta.
La flessibilità è il valore guida, ovvero ciò che permette ai risultati di Google di modellarsi sulle richieste del singolo utente, spazzando via ambiguità semantiche e centrando il punto focale di ogni ricerca, risolvendo attraverso la scansione dei significati ogni omonimia o possibile fraintendimento linguistico. Google ha imparato a pensare da umano, e siamo solo all’inizio o poco più.