Signor direttore,
va detto subito, com’è risaputo, che vivo questo “dramma” in prima persona e purtroppo in una nutrita compagnia di “disperati” che cresce in modo esponenziale mese per mese, direi settimana per settimana, stando alle lenzuolate di avvisi d’asta che compaiono sui giornali e negli appositi siti internet.
Ci sono certamente dei motivi visto che deliberatamente nessuno, in piena libertà e normalità, metterebbe a repentaglio la propria casa o quella dei suoi cari, assumendosi rischi tanto elevati di perderla e di essere, dall’oggi al domani, buttato in strada. Nonostante questo è giusto, direi doveroso, assumersene le responsabilità in prima persona e non cercare scuse. Si può dire, insomma, ho sbagliato io e nel mio caso è vero.
Resta un dramma che si ripercuote, fortemente, anche su tante persone che non c’entrano nulla e sulla situazione economica in generale.
Un dramma sociale che non può essere affrontato con un’alzata di spalle o l’attuale silenzio assordante come se non stesse avvenendo nulla d’insolito e drammatico che riguarda qualche milione d’italiani.
La società, nel suo insieme, con queste procedure di messa all’asta dei beni e proprietà dei debitori, salvaguardia un principio fondamentale che gli permette di funzionare: i debiti, in qualche modo, vanno pagati.
Se non ci fosse questa salvaguardia crollerebbe tutto il sistema. Resta il fatto, però, che con questi metodi i creditori arrivano a ricavare molto meno di quanto sarebbe giusto e a volte, addirittura, nulla, i debitori sono gettati in strada e solo una piccola cerchia di persone, che potrebbero essere definiti anche “avvoltoi”, si arricchisce sulle disgrazie altrui. Non è la società, nel suo insieme, che si mette in pari ma solo pochi che senza merito guadagnano e contribuiscono a “drogare” il mercato procurando, indirettamente, ulteriori danni alla società così detta sana.
Il vivere civile, nei millenni, è progredito in tanti campi e ha trovato, in molti settori, comportamenti diversi rispetto al passato mentre invece in questo settore è restato fermo al palo dai suoi primordi.
Ci potrebbe essere, insomma, uno sforzo di tutti per trovare sistemi più validi per permettere di onorare i debiti e non far “ingrassare” pochi, senza meriti, sulle disgrazie altrui.
Se la politica, poi, non fosse ostaggio di chi deliberatamente vuole rovinare, insieme agli italiani, la stessa Italia, in un momento eccezionale, con una crisi economica mai conosciuta in precedenza, milioni di disoccupati e oltre 10.000.000 di nuovi poveri, troverebbe il modo, di fare una moratoria, sospendere le procedure d’asta per qualche anno soprattutto se i creditori sono le banche, in attesa di una ripresa economica che deve arrivare e arriverà. Ci sarà qualche parlamentare, qualche politico, che si accorgerà di questo e cercherà di approfondirlo?
Luigi Lucchi