luigi lucchi
Nella splendida cornice del borgo di Casacca, nel Comune di Berceto, per gentile concessione dei padroni di casa, si è svolto il convegno “La moneta locale per lo sviluppo economico territoriale: opportunità o chimera?”, organizzato dal Professor Giacomo Degli Antoni del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dal Professor Giuseppe Vittucci Marzetti dell’Università di Milano Bicocca e dai signori Remo Azzolini e Carlo Donnini, in collaborazione con l’Amministrazione comunale bercetese.
In barba alla scaramanzia, venerdì scorso, 17 maggio 2013, docenti esperti sul tema della moneta locale, in ambito economico e giuridico, oltre a responsabili di organizzazioni e associazioni che hanno avviato tentativi concreti sul campo, si sono riuniti per confrontarsi e discutere in modo approfondito ed equilibrato, gli effetti socio-economici dell’introduzione di una moneta locale e i vincoli normativi che ne possono delimitare l’azione.
“La crisi finanziaria ed economica non sembra essere arrivata al suo epilogo. Anzi.” con questa sentenza ha aperto i lavori Massimo Amato, Professore dell’Università Bocconi di Milano e sostenitore della moneta complementare.
“E’ indispensabile – continua Amato – cancellare la finanza e tornare a un sistema che si basi sull’economia reale, sulla produzione e sullo scambio di beni effettivi. Bisogna trovare un equilibrio diverso. Il sistema deve essere rivisto totalmente.”
L’economia reale, quindi, fatta di scambi tra prodotti diversi regolati dal semplice dare e avere, sarebbe la soluzione alle scatole vuote della finanza che hanno precipitato il mondo in una crisi senza precedenti. La moneta locale, o complementare, dovrebbe realizzare un sistema di credito tra aziende allo scopo di rafforzare l’economia locale e avviare un circuito virtuoso che consenta di avere più risorse a disposizione per acquistare prodotti delle imprese che fanno parte del sistema. Mentre oggi è difficile avere credito, con la moneta locale – paradossalmente – non servirà denaro per avere credito perché il circuito creditizio sarà concepito come una camera di compensazione all’interno della quale ognuno dispone di un conto corrente e muove i propri scambi, anche dando servizi in cambio di prodotti.
La camera di compensazione crea, quindi, liquidità per le imprese partecipanti. Una liquidità che esse possono utilizzare all’interno di scambi multilaterali, senza ricorrere a prestiti bancari. Il progetto che la città di Nantes, in Francia, ha avviato va precisamente in questa direzione e sembra funzionare. Una banca pubblica, il Crèdit Municipal, offrirà alle imprese un servizio di pagamento in compensazione in moneta locale per tutte le transazioni sul territorio. Ogni impresa parteciperà alla camera di compensazione in ragione del suo coinvolgimento nell’economia locale.
Non solo le imprese scambieranno fra loro utilizzando la moneta locale, ma potranno anche utilizzare la moneta locale per la contrattazione di secondo livello con i lavoratori. Una parte dei salari potrà, infatti, essere pagata in moneta locale, con l’effetto di sostenere la domanda di beni locali e dunque di sostenere la capacità del sistema territoriale nantese di sostenere i livelli occupazionali. La domanda locale comprenderà anche un certo numero di servizi pubblici che il Comune di Nantes accetterà di fornire in moneta locale. E infine, una parte degli attivi in moneta locale potrà finanziare il terzo settore nantese, attraverso una politica di incentivi alle donazioni.
Quello di Nantes non è un semplice espediente locale, o peggio localista, per fare fronte alla crisi del credito. È il primo tentativo di mettere a punto su scala adeguata un modello di credito e di circolazione monetaria locale che potrebbe essere replicato anche in Italia. L’interesse da parte degli amministratori pubblici innovativi sta crescendo, specialmente considerando i lacci e laccioli del patto di stabilità che i Comuni italiani devono rispettare: con il sistema della camera di compensazione il pagamento dei fornitori e la riscossione dei tributi è risolto, almeno in parte. Si tratta di un sistema che va a vantaggio non solo delle imprese e dei lavoratori, che potrebbero andare incontro a tutte queste facilitazioni di pagamento e guadagno, ma delle banche stesse. Basti pensare che sarà proprio una banca pubblica comunale a gestire la nuova moneta, in modo da risolvere il problema del ritardo nei pagamenti dalle pubbliche amministrazioni alle imprese. Inoltre, la camera di compensazione che si strutturerebbe non gestirebbe tutto il credito delle imprese, ma finanzierebbe solo la parte del capitale circolante, quello che si utilizza in un periodo che va da 1 fino a 4 mesi al massimo. Dunque le banche continuerebbero a occuparsi di tutto il capitale rimanente, con il vantaggio di avere a che fare con aziende meno indebitate, e dunque più affidabili. Meno rischio significa meno riserve bancarie, e quindi risparmio. In sostanza, secondo il Professor Amato, questa moneta locale propone una soluzione alternativa, non appellandosi a una rottura “traumatica” con il sistema bancario nazionale ed europeo, ma ad una sorta di collaborazione basata sull’indipendenza e sulla collaborazione reciproca.
E nel frattempo i circuiti di credito in compensazione autogestiti vanno aumentando, senza nemmeno attendere la sponsorizzazione pubblica. E’ il caso questo del Sardex e del circuito BexB.
Non si tratta di una novità assoluta. La Svizzera, nel 1934, è stato il primo Paese a crearne una, il Wir. Attualmente gli Stati Uniti ne presentano un centinaio, e sia la Germania che la Spagna, Paesi che, nel bene e nel male, rappresentano due simboli della crisi finanziaria europea, ne hanno adottata una propria in determinate località. In questi casi, la moneta complementare ha avuto risultati per lo più positivi sulle economie delle varie comunità.
Convinto che la moneta complementare sia una soluzione pronta al servizio della stasi dell’economia locale è anche Andrea Fumagalli, professore di economia all’Università di Pavia. Diversamente, molto più prudenti gli ordinari del nostro Ateneo presenti, il Professor Giovanni Verga, docente di economia e politica monetaria e il Professor Giulio Tagliavini, titolare del corso di finanziamenti d’azienda e Sviatlana Hlebik, laureata in finanza e risk management all’Università di Parma. Giorgio Guido Fodor, ordinario presso la Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento, testimone oculare del default argentino, ha raccontato al pubblico presente il ruolo fondamentale giocato dal patacones , titolo sostituitivo del denaro che il governo di Buenos Aires ha affiancato alla moneta nazionale.
Scettico, invece, il giurista Di Nola Sergio, Professore alla Università Carlo Cattaneo – LIUC.
Hanno chiuso il convegno le testimonianze dei responsabili di alcuni gruppi che hanno creduto e realizzato concretamente un sistema di credito alternativo e complementare. E’ il caso del Sardex, nato dall’idea di quattro giovani neolaureati e che oggi vanta scambi commerciali di beni e di servizi per un volume di 12 milioni di euro, 1300 aziende associate e 40 dipendenti; oppure del BexB, network di imprese che utilizza lo strumento di pagamento complementare, la compensazione multilaterale anziché quello tradizionale con l’euro, grazie al quale trasformano i propri acquisti a budget in vendite incrementali a nuovi clienti conosciuti grazie alla visibilità ed alla promozione continua di cui beneficiano. Tutte le transazioni in compensazione sono assicurate contro il rischio d’insolvenza, non necessitano dilazioni di pagamento, permettono di risparmiare liquidità e di aumentare il fatturato: tutto ciò avviene grazie all’utilizzo di una specifica unità di conto, la Moneta Complementare EuroBexB, che misura il valore di beni e servizi scambiati nel circuito. Hanno presentato le loro esperienze anche Arcipelago SCEC, che come strumento di scambio non usa una moneta locale ma un buono sconto e l’Associazione Giacinto Auriti con il SIMEC e la teoria del valore convenzionale del denaro.
Luigi Lucchi
Sindaco di Berceto
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