Come candidato sindaco, meravigliandomi, sono avvicinato da tante persone, ormai attempate, che mi chiedono di adoperarmi per far riaprire la Casaccia.
Oggi è chiaro a tutti che il locale non era da ritenere solo un luogo che interessasse ai giovani ma un vero e proprio richiamo per tutto il Comune.
Per sintetizzare si può affermare senza ombra di smentita che il declino di Berceto è stato sancito dalla chiusura, nel 1995, della Casaccia.
C’è un prima e un dopo, insomma, come per l’era cristiana.
La Casaccia, locale da ballo, discoteca, conosciuta in tutta la Provincia di Parma e Nord Italia, aperta nel 1970, ha rappresentato per il Comune un elemento di modernità e forte richiamo per i giovani che vi accorrevano da tutte le parti.
Un locale caratteristico ricavato in un vecchio mulino del Baganza a Berceto.
Da subito è piaciuto e poi i suoi gestori, Ida Venturini e Gigi Berzeri, ci sapevano fare.
Non si trova un giovane degli anni settanta, ottanta e primi anni novanta che non l’abbia frequentata, che non abbia, in quel bel locale, vissuto i suoi primi turbamenti amorosi.
Un locale che per merito dei suoi bravi gestori sapeva seguire i tempi, evolversi, restare all’avanguardia e fare tendenza.
All’inizio era aperto anche di pomeriggio ed era frequentato sino alle 11 di sera dai ragazzini ma poi arrivavano gli adulti, le coppie e impazzava il ballo, la festa, la gioia. Berceto si ritrovava in questo locale dove una capatina era d’obbligo prima di rientrare nella propria casa, prima di terminare la giornata. Gli anni in cui Gino Paoli era di casa e teneva i suoi concerti raccolti, seguiti con venerazione dai suoi estimatori.
Arrivavano i nuovi tempi e allora ecco le notti della Casaccia, la musica da discoteca ma anche la possibilità di rifocillarsi con i buoni piatti di Ida. Poi un fulmine a ciel sereno, uno spadroneggiare dei cavilli giuridici che trovavano sponda in un’Amministrazione “ottusa” che riteneva il tutto nell’ambito privato. Riteneva, a torto, una “guerra” tra i gestori e le puntigliose forze dell’ordine. La Casaccia chiudeva ma subito, anche per chi s’era dimostrato cieco, si poteva costatare la drastica riduzione di giovani ma anche di intere famiglie che non potendo più offrire ai figli una discoteca che si poteva raggiungere a piedi preferivano altre mete per non vivere le paure del sabato sera o sabato notte.
La paura d’incidenti.
Quella paura che gettava, però, nel panico le famiglie di Berceto che vedevano i propri figli fare chilometri e chilometri per raggiungere la discoteca quanto invece prima era sottocasa. Nonostante quest’importanza ormai riconosciuta da tutti la Casaccia ha ancora tanti nemici e rientra tra le discussioni della campagna elettorale tra quanti come Lucchi che vogliono adoperarsi, come Sindaco, per riaprirla insieme con altri locali come lo Chalet San Moderanno, La Piscina e potenziare il locale all’aperto il Bagarre a Lozzola e quanti, invece, avendola lasciata chiudere negli anni novanta vogliono che resti chiusa per sempre Bercelo per loro, come dichiarano, deve essere un paese tranquillo, assonnato, spento per dare quiete.
La quiete, però, ora pare quella eterna.
Scritto da Luigi Lucchi.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.