Volendo essere coerente con il mio voto contrario, l’unico consigliere provinciale e assessore ad averlo espresso alla fine degli anni ottanta, contro le Comunità Montane, guardo con interesse quanto potrebbe scaturire dall’uscita della Comunità Montana delle Valli del Taro e del Ceno di Medesano e di Calestano dalla Comunità Montana Est.
Le Comunità Montane, infatti, le ritengo addirittura dannose per la montagna soprattutto perché sono Enti non elettivi che non rappresenta, quindi, i cittadini. Accrescono, a mio avviso, la confusione e drenano risorse pubbliche per il loro mantenimento.
Non hanno competenze specifiche e per questo “ricattando” politicamente l’Amministrazione Provinciale si fanno attribuire deleghe che poi usano in modo antiquato e distorto. Non ho simpatia, a scanso d’equivoci, neppure per l’unione dei Comuni tenuto conto del fatto che invece di addivenire a una auspicabile semplificazione istituiscono, di fatto, nuovi organismi che ritardano l’intervento pubblico e le iniziative nei territori. La confusione è totale e a mio avviso si risolverà solo con una vera Costituente che metta ordine nei diversi settori della società italiana e nelle Istituzioni compreso un radicale disboscamento di Leggi.
Se fossi Presidente del Consiglio, infatti, dedicherei più di una Legislatura non a legiferare ma bensì a delegiferare. Contrariamente al pensiero diffuso ritengo utili, anche se non ne avrei accresciuto il numero, le Province e ridurrei a cinque le Regioni. Le Comunità Montane, come si ricorderà, sono sorte nel 1971 e sono nate, a mio avviso, male. La linea di Gino Cavazzini, allora sindaco di Berceto, è stata, purtroppo sconfitta anche se aveva un senso.
Gino Cavazzini, infatti, sosteneva che le Comunità Montane dovessero rappresentare un’identità di vallata e pertanto ci doveva essere la Comunità Montana della Val Parma, della Val Baganza, della Val Ceno e della Val Taro. In alternativa, intravedendo un ruolo diverso, sempre Cavazzini, avrebbe voluto un’unica Comunità Montana. S’è preferito, invece, ritagliare e unire territori non omogenei e s’è piegato l’interesse della montagna al quadro politico d’allora. La Val Taro e Val Ceno “sottomesse” a Borgotaro roccaforte della Dc e l’altra parte di montagna, seppur democristiana, piegata ai voleri di Langhirano da sempre guidata dai comunisti. Questa logica è valsa sino al 2004 quando per rattoppare un traballante potere del centro sinistra nella Val Taro s’è inglobato Medesano.
Destino volle, invece, che Medesano, fuori dalle previsioni, andasse al Centro Destra. Anche questi giochetti dimostrano l’inutilità delle Comunità Montane. A ben vedere, però, l’uscita di Calestano, per amministratori accorti, apre nuovi scenari e si potrebbe, finalmente, arrivare a un governo di Valle; La Val Baganza come nei fatti ha sempre indicato il Centro Studi della Val Baganza.
Scritto da Luigi Lucchi
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