Il giudice

Attualità e Società

GiudiceIn ufficio mi imbatto in un collega.
Presuntuoso.
E con il sigaro.
E’ protetto da qualcuno ai piani alti.
Comincio a sospettare che abbia un debole per una mia amica.
Sulla strada del ritorno incontro pazzi fanatici.
Adepti al culto di Geova.
I geovisti credono in un’ecataombe purificatrice, che spazzerà via ogni corruzione e riporterà Geova nel mondo, dopo che questo sarà stato purificato.
Molti, ritenendo che il mondo non è mai stato tanto vicino alla distruzione, affermano che molte sono le cause di questa corsa alla distruzione, a cominciare dalla gravissima scarsità di acqua, petrolio, gas, carbone e altre risorse naturali.
I paesi ricchi come Stati Uniti, Giappone e Cina si sono accaparrati la fetta più consistente di queste risorse, lasciando alle nazioni più povere gli avanzi.
Altrove, la legge della sharia. Prevede, tra l’altro, la lapidazione delle adultere e il taglio della mano anche per i piccoli furti.
Uno dei capisaldi delle democrazie occidentali è la separazione tra Chiesa e Stato, ma è difficile far accettare ai musulmani questo concetto.
E poi ci sono i talebani.
Quelli che reclutano e addestrano terroristi.
Io, uomo di pace, preferisco il mio Dio dell’amore e ritengo che il problema trascende quello, storico e complesso, di chi ha e chi non ha. E’ fondamentalmente una questione di ignoranza e intolleranza, elementi pressoché inscindibili.
Quasi mai ci si imbatte nell’ignoranza senza la sua perversa gemella, l’ignoranza.
Arrivo ben presto alla stazione di Lido Centro, cogliendo di passaggio brani di conversazione e suonerie di cellulari con motivetti scaricati dal computer.
Il mio, di cellulare, si limita a squillare normalmente quando qualcuno mi chiama, e la cosa è per me motivo d’orgoglio.
Una volta davanti alla fermata dello 01, mi guardo attorno.
Ora Ostia si sta riqualificando come sobborgo marino di Roma, con negozietti e ristoranti caratteristici, case ristrutturate in versione signorile e vari club nuovi e scintillanti.
Entro a casa.
E’ vuota.
Bevo un bicchiere di vino bianco.
Freddo.
Simonetta fa ritorno a casa.
Si siede alla scrivania e fissa la finestra.
Per lei, che adora la vita all’aperto, il vivere a Ostia, non è stata una decisione semplice, e ora si trova a passare i suoi anni d’oro in un condominio.
Che controsenso, riflette: lei, amante di grandi spazi collinari sabini, non è in grado di vedere al di là del suo edificio.
Accendo il pc.
Mi giunge un segnale.
Allora premo un tasto e mi metto a leggere con grande interesse i dati che riguardano la Ciurma, una associazione della quale faccio parte.
E’ divisa in vari ambiti e con un mensile chiamato “Diario di Bordo”, della cui redazione io faccio parte, interessandomi prevalentemente di due rubriche, una dedicata al teatro e una goliardicamente definta “pater familias”.
Ci sono, inoltre, due settori teatrali, uno junior e l’altro senior.
Per quello senior stiamo attualmente preparando una rappresentazione divisa in due atti.
Si tratta dell’atto unico di Georges Courteline, “Un giorno in pretura”, al quale ne è stato agganciato un secondo.
Scrivendolo, ho cercato di collegarmi alle vicende descritte nel primo atto.
Mmh…ci sono riuscito?
Parlando con la massima franchezza, ammetto di non esserne convinto. In ogni caso, questa commedia la stiamo provando.
Eh sì, con una espressione preoccupata sul viso, ammetto di far parte anch’io del cast degli attori.
Direi che é più che probabile che rimanga sommerso da ortaggi vari. Alla perfezione recita, invece, una mia amica.
Silvia fa la parte di Antoinette.
Quando parla di questa nostra esperienza pronuncia le parole con il fervore tipico di chi si impegna con passione nel suo lavoro e freme dal desiderio di trasmettere agli altri questo entusiasmo.
Rimango qualche secondo ancora assorto dai miei pensieri.
Poi poso il bicchiere sul tavolo e leggo il forum della Ciurma.
Accidenti, si sta parlando dei continui bollettini di guerra stradali. Delitti senza colpevoli, perché chi li compie è comunque nel peggiore dei casi imputato di omicidio colposo.
La pena non supera i due anni e quindi è sempre sospesa; gli avvocati difensori le considerano cause minori.
I leader politici hanno riempito giornali e tv di promesse sulla sicurezza.
Abbiamo paura di vivere in una società dove tutto è relativo. Perdonismo.
Eccessivo.
Guidare ubriachi non è che uno dei tanti reati ridotti al rango di una ragazzata.
Così come i comportamenti devianti nel campo della violenza sportiva, dello stupro, del bullismo.
Sto per alzarmi dal pc, quando squilla il cellulare di Simonetta. Rimango un minuto in ascolto.
“Andiamo” dice poi, siamo invitati a cena.
Usciamo.
Lei prende a camminare a passo veloce, insieme ad Alessandro. Trotterellandogli dietro, raggiungiamo la macchina.
Quando arriviamo alla residenza di una nostra amica, all’Infernetto, ho due motivi di sorpresa.
Il primo è rappresentato dall’assenza di polizia privata.
Le strade sono deserte.
Solo un paio di Suv parcheggiati nei vialetti fanno pensare che nelle case deve esserci qualcuno. La seconda sorpresa è proprio nelle case.
Mi fermo di fronte a quella della nostra amica, mi metto le mani sui fianchi e rimango a osservare la villetta bifamiliare.
Non è grande, ma nemmeno attaccata a un’altra, e da questa zona residenziale si può raggiungere in pochi minuti di macchina il centro pulsante di attività di Ostia.
Due ore dopo ci congediamo, risaliamo in macchina e ci dirigiamo a casa.
Arrivati sul posto, parcheggiamo.
Prendiamo l’ascensore.
Non crediamo ai nostri occhi quando vediamo Gabriele tranquillamente addormentato.
Ed è particolarmente curioso il fatto che è solo mezzanotte.
Ancora più divertente, almeno per me, è sentirlo sospirare nel sonno, a un certo punto.
Mi sistemo nella poltrona.
Un minuto dopo mi alzo e esco a prendere una boccata d’aria sul balcone.
Ripasso diverse volte mentalmente le battute del mio personaggio.
Il giudice.
Innamorato di Antoinette.
Sorseggio un amaro.
Rientro, chiudendomi la porta-finestra alle spalle.
La vita è bella.
Nonostante tutto.
Proprio così.
Scritto da Mario Pulimanti (Lido di Ostia – Roma)

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