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Attualità e Società

Esco dall’ufficio e vengo avvolto dal calore secco dell’inverno morente. Ho un diavolo per capello e sono stanco. E deluso. Molto. Sulla metro incontro un vecchio compagno universitario. Adesso fa il notaio. Non è abituato ai trasporti pubblici, poverino. Ma oggi, appiedato, si confonde tra noi comuni pendolari. Dopo i saluti di prammatica, attacca subito una filippica su questo Governo.

Sono così rimasto a bocca aperta nell’apprendere che il decreto legge Bersani bis, approvato dal Consiglio dei Ministri il 25 gennaio, sancisce che per la cancellazione delle ipoteche relative a mutui concessi dalle banche non occorrerà più l’intervento del notaio. La novità è stata presentata come una semplificazione per i cittadini che ne avranno un risparmio di costi e tempi. Da quanto sembra la norma consentirà che una semplice lettera delle banche costituisca titolo per la cancellazione. Sembra, però, fuori dalla Costituzione l’utilizzo del decreto legge: è evidente che mancano, per una questione così marginale e che non crea alcun allarme sociale, i requisiti di “necessità ed urgenza” che consentono al Governo di sostituirsi al Parlamento nel fare le leggi. Non si comprende poi se le banche, che già percepiscono normalmente un compenso a parte per le cancellazioni delle ipoteche in loro favore anche dopo che il debito è stato regolarmente pagato, faranno questo servizio gratuitamente, o richiederanno ulteriori compensi. In altri termini, mentre si sono voluti eliminare balzelli fastidiosi (ricariche telefoniche, tariffe aeree) e si è tentato di stimolare la concorrenza (benzinai, scadenza dei prodotti alimentari), nel campo delle ipoteche immobiliari si è inferto un primo colpo all’elemento di garanzia e controllo di legittimità, che sta alla base della sicurezza del cittadino. L’Italia è un paese nel quale oltre il novanta per cento della popolazione vive in casa di proprietà, nella maggior parte dei casi acquistata con mutuo ipotecario. La proprietà immobiliare è garantita da un sistema tra i più efficienti al mondo, nel quale l’intestazione e qualunque altra operazione può essere fatta solo attraverso l’atto notarile o la sentenza del giudice. Eliminare l’intervento notarile, ma soprattutto aprire le porte a documenti privi di alcuna garanzia circa la validità e la effettiva provenienza dal creditore (basta, infatti, una semplice lettera) comporta il rischio di frodi anche di grande rilevanza, e la perdita di certezza del sistema, con danno per tutti. Vabbè: si tratta certamente di una norma che non lascerà traccia. Difatti, in mancanza di quietanza autenticata, tutto continuerà a funzionare come prima. Anzi i tempi di cancellazione si dilateranno ulteriormente, con buona pace dei diritti dei consumatori, ancora una volta mortificati da un legislatore improvvisato. Arrivo alla fermata della Piramide, lo saluto e corro a prendere la coincidenza per Ostia. Ed intanto penso. Penso che questo Governo ci ha abituati a provvedimenti del genere. Nostro figlio diplomato o laureato non trova lavoro? Ma non vi lamentate, tanto ci danno il “diritto” a sposarci tra omosessuali. Il superbollo sulle auto vecchie è una tassa regressiva, che penalizza i poveri e favorisce i ricchi? Le autoblu ci sembrano troppe? Ci preoccupa la criminalità a Roma e a Napoli? Ma loro sono pronti anche a darci il “diritto” all’eutanasia. Vogliamo risposte sugli immigrati clandestini? Ma ecco, loro ci regalano lo spinello libero. A loro non costa nulla. Ci danno libertà superflue e voluttuarie, e intanto ci tolgono libertà indispensabili per la vita civile: la libertà dal bisogno, la libertà di imprendere senza controlli asfissianti, la libertà da una tassazione vessatoria e sempre più schiacciante. Non ha senso: qualcosa non torna. Non riesco a capire. Bè, mi duole dirlo, però.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

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