Contributo di Mario Pulimanti.
Provengo dall’associazione Gioventù Studentesca (GS), condivido da sempre le idee di Comunione e Liberazione (CL) -il movimento ecclesiale fondato da don Luigi Giussani-, sono un ex allievo salesiano di 51 anni e sono un abitante del Lido della Città Eterna. Rientro a casa dal lavoro e sono seduto su un caldo sedile di un vagone della Roma-Ostia. Socchiudo gli occhi, perso nelle mie riflessioni. Sarà il caldo di questa serata estiva di luglio, sarà perché lavoro al Ministero dell’Agricoltura, ma ad un tratto mi trovo a pensare…all’agricoltura biologica.
Questo tipo di agricoltura, molto a cuore all’attuale Ministro Paolo De Castro, non utilizza sostanze chimiche (concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi…) e organismi geneticamente modificati, i cosiddetti OGM. I metodi di coltivazione sono naturali: selezione di specie rustiche, resistenti alle malattie; rotazione delle colture (non si coltiva continuamente la stessa pianta, impedendo ai parassiti di ambientarsi); piantumazione di siepi e alberi che, oltre a ricreare il paesaggio, danno ospitalità ai predatori naturali dei parassiti e sono una barriera per possibili fonti d’inquinamento esterno; coltivazione in parallelo di piante sgradite l’una ai parassiti dell’altra; uso di fertilizzanti naturali, come il letame; incorporazioni nel terreno di piante appositamente seminate, come trifoglio o senape. In caso di necessità, si difendono le colture con sostanze naturali vegetali, animali o minerali: estratti di piante (come il piretro, che deriva da una pianta erbacea), insetti utili che predano i parassiti, farina di roccia o minerali naturali (rame e zolfo). Tuttavia mentre ragiono, sono arrabbiato e a disagio con me stesso, sentimenti che non avevo mai patito prima di essermi chiesto perché solo ora, in una nazione come la nostra, culturalmente ricca di tradizioni, ambiente e paesaggio, invece di preservare la qualità e di migliorarla anche attraverso nuove opere di promozione, che ci avrebbero già consentito da tempo di raggiungere nuovi mercati, come ad esempio la Cina, facendoci fare passi avanti in termini qualitativi, offrendo prodotti di altissima qualità a consumatori sempre più esigenti, al contrario per molti anni non si è attribuita la debita importanza agli aspetti concernenti il potenziale produttivo, le misure di mercato, la promozione e la competitività del settore agroalimentare. In ogni modo, prima non mi ponevo il problema della qualità dei cibi e sebbene quello fosse un modo un po’ arido di vivere, per certi versi non era da disprezzare, si evitava almeno di sprecare tempo nel chiedersi se quello che mangiavi fosse cibo genuino o no, per gli dei! In ogni modo, dopo un lungo periodo dove l’agricoltura era considerata la cenerentola dell’economia ed era trascurata da tutti anziché essere riconosciuta per quello che effetivamente è, ovvero l’economia primaria, e veniva considerata semmai un peso da sopportare e supportare, noi consumatori abbiamo ricominciato a dare attenzione alla qualità del cibo, a considerare la provenienza dei prodotti che assumiamo, cercando sempre di più di conoscere, verificare e controllare i nostri alimenti. Ma è soprattutto ora, e principalmente grazie al Ministro Paolo De Castro, che sembra che l’Italia non stia più tentando di copiare gli USA, ma stia cercando, invece, di tracciare una propria strada di agricoltura di qualità, garantita e controllata. Certamente non potremmo mai combattere contro la possibilità produttiva degli Usa e di altri grandi stati ma saremmo lo stesso in grado di combattere e vincere sulla qualità che abbiamo e che non dobbiamo tenere nascosta, come se ci vergognassimo di averla. Oggi, come va giustamente affermando De Castro, l’agricoltura chimica, l’agricoltura massificata sta per fortuna arrivando al capolinea, l’agricoltura concepita come una fabbrica dove si trasformano delle materie prime sta dimostrando sempre più i suoi limiti e la sua insostenibilità. Del resto l’agricoltura non sarà mai assimilabile ad una fabbrica ma è un lavoro delicatissimo di equilibri su forze viventi. Ecco. Dopo queste disquisizioni agro-filosofiche-culinarie sono giunto a casa. E’ ora di cena e metto, finalmente, le gambe sotto il tavolo dopo una lunga giornata di lavoro, lasciandomi avvolgere dal suadente canto e dalla luce -una luce fiorente- che emettono gli spaghetti cacio e pepe che ho davanti a me. Ma, ad un tratto mi blocco pensando se un po’ di OGM non sia per sbaglio finito dentro il mio piatto. Questo contribuisce ulteriormente alla mia sensazione di disagio e contrarietà, ma mi blocco lo stesso senza protestare, cercando dentro di me una risposta al terribile quesito. Del resto sono stato io stesso a chiedermi se effettivamente nell’agroalimentare si sta favorendo lo sviluppo delle imprese che hanno reale potenzialità competitiva, assicurando la necessaria tutela sociale alle fasce più deboli, senza dimenticare, comunque, i diritti di noi umili consumatori. Mia moglie Simonetta è seduta davanti a me, i nostri occhi si incontrano in uno sguardo di divertita intesa, come quando qualche anno fa ridevamo davanti alle buffonesche esagerazioni dei nostri due figli Gabriele e Alessandro. “Contenta?” le dico “Ora cosa facciamo?” l’apostrofo, sforzandomi di sembrare comico e riuscendo solo ad apparire rabbioso. Rabbioso e stanco. Lei non reagisce comunque alla durezza della mia voce. Probabilmente non ha capito niente, penso. Accanto a sé ha il piatto con i resti del cibo che non ha finito. “Non metterci tanto impegno da dimenticarti di mangiare quella roba”, la ammonisco. “Dammi retta”. Ottengo in risposta solo un altro cenno distratto e mi arrendo. “Io mangio, Simonetta. Sarà comunque una cena lunga”. E una notte ancora più lunga, aggiungo tra me… pensando a quello che ho mangiato… ma ho una consolazione: sarà con tutta probabilità l’ultima notte che passerò a riflettere su quello che ho mangiato a cena. Da domani, infatti, verrà data maggiore importanza alla qualità dei cibi, come del resto ha anche consigliato il Ministro Paolo De Castro alla sua collega spagnola Elena Espinosa, ministro spagnolo dell’Agricoltura, nell’ambito degli incontri bilaterali sulle riforme UE per ortofrutta e vino e sul dossier mediterraneo per la pesca, affermando che sia in Italia che in Spagna sta cambiando la domanda dei prodotti e che la responsabilità di loro Ministri dell’Agricoltura è proprio quella di calibrare l’offerta in modo compatibile con la richiesta dei consumatori, con un occhio di riguardo proprio alla qualità ed al pericolo che potrebbe provenire dai cibi prodotti con alimenti scadenti. Adesso vado a dormire. E, nonostante la speranza di cibi qualitativamente migliori, sono triste pensando alle popolazioni del terzo mondo che non hanno nulla da mangiare, nemmeno i prodotti non biologici. Poso, allora, un braccio sulle spalle di mia moglie e mi addormento all’istante. Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)