Quante volte ci siamo sentiti augurare la “buona Pasqua”?
Quante volte ci siamo fermati a pensare quale fosse il vero significato di quell’augurio?
Oramai penso e temo che si tratti soltanto di una frase di circostanza, un po’ come il dire “buon appetito” o buon giorno alle 12 del mattino.
Insomma il giusto mix tra ignoranza, pessimo gusto e maleducazione.
No, non è così; credetemi.
Il vero significato non è l’augurare al prossimo di passare una serena e felice Pasqua con, magari, uno strascico lungo tutta una vita.
No, buona Pasqua è una constatazione dovuta all’assimilazione, da parte nostra, di un eccessivo quantitativo di sostanze zuccherine.
Troppe uova di cioccolato guarnite con ogni possibile variante di cacao e pasta di zucchero.
Insomma un contatto neuronale che ci porta a ripetere assiduamente una locuzione di cui noi stessi ignoriamo il significato o l’importanza.
Come per il Natale anche la Pasqua cade dal suo filo retto detto Cristianesimo e diventa occasione pagana di baldoria.
La fine della quaresima è solo una scusa e l’abuso, da ora in avanti, è cosa doverosa e consentita.
Parliamoci chiaro: quanti di noi hanno realmente osservato la quaresima proponendosi di rinunciare effettivamente a qualcosa?
Quanti di noi hanno sentito il bisogno di terminare quello che non si era mai iniziato chiamato quaresima?
In quest’era del consumismo sono le società sul mercato a creare i nostri bisogni, spesso anche primari, e sfornano ad ogni evenienza una tradizione consumistica.
Le uova di cioccolato, queste stranezze culinarie che ci affrettiamo a comprare a prezzi altissimi, da cosa derivano?
Che significato hanno?
Molti staranno già scrivendo un commento a questo articolo con una lunga spiegazione del perchè e del percome si sia iniziato negli anni, secoli fa, a consumare uova e mangiare colombe (ma dico io!?! ndr) ma vi interrompo subito: lasciate perdere, tempo sprecato.
Mi permetto, ma del tutto a sproposito vista la mia posizione ben lontana dal poter formulare linguisticamente una spiegazione a questo “problema”, di citare Cicero:
Cibi condimentum esse famem
La fame del consumismo ci attanaglia e noi rimaniamo inermi a seguire mode e spot pubblicitari.
Pensateci la prossima volta che augurate una “Buona Pasqua” a qualcuno.
Non correte il rischio che venga intesa come un offesa!
Comunque, in questa domenica pasquale un augurio era d’obbligo rivolgervelo e quindi, una serena Pasqua a voi tutti.
Barbaque erat promissa.
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