Lucchi scrive a Matteo Renzi

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luigi lucchi

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Signor Presidente,
sono qui, come Sindaco, nel “mio” Comune e, nonostante, dovrebbe essere, secondo il calendario, il momento della bella stagione, che porta solitamente nel mio paese un po’ di turismo e di villeggianti, vivo, al contrario, ogni giorno, momenti d’apprensione, perché ogni pomeriggio, da diversi giorni, una bomba d’acqua, come si definiscono ora i tremendi temporali, colpisce e danneggia una parte del territorio da me amministrato. Tutto questo provoca danni, disagi e inibisce l’attività di quei piccoli operatori turistici, che attendono l’estate per mettere fieno in cascina e fronteggiare la lunga stagione invernale con incassi desolanti e spese esorbitanti.
Da diversi anni, almeno dal 2009, come potrebbe attestare l’agenzia della protezione civile regionale, l’inverno presenta fenomeni dannosi che martirizzano l’ambiente circostante con danni ingenti alle strutture pubbliche, alle strade ed ai cimiteri. Ogni anno le risorse sia del Comune che della Provincia e della Regione si assottigliano ed i danni non vengono ripristinati mentre il territorio, un tempo bellissimo, presenta ferite che vengono riaperte e peggiorate non solo nella stagione invernale successiva ma ora, frequentemente, anche in estate.

Ci sarebbe motivo di gettare la spugna ed abbandonare questa scomoda poltrona di Sindaco, che porta solo a certificare i peggioramenti, l’impotenza della Istituzioni, il malcontento dei cittadini e la disperazione, che parrebbe senza ritorno, delle zone deboli della montagna anche se inserite in una delle province e regioni più’ ricche ed organizzate d’Europa, quali sono Parma e l’Emilia Romagna.
La Sua intraprendenza ed il Suo entusiasmo, signor Presidente, mi sono d’aiuto e vorrei non solo darLe fiducia, come del resto il 25 maggio hanno fatto milioni d’Italiani, ma offrirLe il mio contributo, frutto d’esperienza e ragionamento del tutto sincero ed in buona fede.
Mi sono convinto, ad esempio, che le Amministrazioni Provinciali sono utilissime ed avrebbero richiesto una riforma per migliorarle, renderle più efficienti e non decretare, invece, come hanno richiesto il giornalista Gian Antonio Stella ed il Ministro Delrio, nei fatti, la loro eliminazione senza una guida politica ed elettiva.

Ho scoperto, inoltre, che dal 2012 lo Stato ai Comuni come quello da me amministrato, Berceto, non eroga trasferimenti ed, anzi, “rapina” risorse arrivate unicamente da tasse ed imposte comunali e, ciò non di meno, questi continua ad “imporre” leggi, norme e direttive che hanno l’effetto d’imbrigliare i Municipi , rendendoli inoffensivi ed inoperativi, addirittura inutili per i cittadini. Al contrario, a mio avviso, proprio i Comuni potrebbero, se investiti del ruolo politico e squisitamente amministrativo di vicinanza ai cittadini, diventare il vero motore della rinascita dell’Italia come è avvenuto a fine ottocento, con le idee di Filippo Turati e del senatore Giuseppe Micheli, nonché nel primo dopoguerra dal 1945.
Liberare i Comuni dalla burocrazia, stimolarli a diventare, in particolare quelli piccoli, vere Comunità, non comporta dei costi e si auto-finanzierebbero solo con tasse ed imposte municipali e la cittadinanza – attraverso l’esercizio del diritto di voto – avrebbe il primato della democrazia, scegliendo se approvare o meno gli investimenti prodotti con le gabelle comunali. I Sindaci, anche se con stipendi miserabili, avrebbero sprone e soddisfazione nell’esercitare la loro attività e potrebbero assolvere compiti ben più ardui se coinvolti, investiti dal sacro fuoco della rinascita, del nuovo rinascimento dell’Italia. Potrebbero, ad esempio, essere giudici di pace e tanto altro. Le assicuro, signor Presidente, che ben saprei alleggerire il mio Comune – se investito di questo ruolo – della burocrazia inefficace ed eccessiva; quella burocrazia odiosa, inutile, ridicola, ottusa che non tutela nulla e tanto meno il paesaggio, ma fa cadere le braccia a chi vorrebbe tornare ad essere, come italiano, intraprendente.
Mi permetto, inoltre, di suggerLe di ridurre il numero attuale delle Regioni e di dare loro poche competenze, con una reale riforma del titolo V della nostra Costituzione.
Stefano Caldoro, governatore della Campania, al proposito, non dice, almeno nelle interviste di cui ho memoria, delle scempiaggini. Lei oggi s’è conquistato un consenso ed un “potere” illimitato e mi pare che abbia diletto, giustamente, nell’esercitarlo. Lo usi, nel verso giusto, affinché i libri di storia potranno citarLa per nobili motivi.
Aborro la piaggeria e, con la sincerità e la genuinità che mi caratterizzano sempre, concludo dicendo: “Mario Monti, ex Presidente del Consiglio, i problemi, a mio avviso, li aggravava e, dove non c’erano, li creava; Enrico Letta, al contrario, li accarezzava; Matteo Renzi, per il momento, li assolve nel senso che serve una professione di Fede per ritenerli risolti, o in via di risoluzione, come succede per il penitente con i propri peccati”.
Ringrazio per l’attenzione, restando a disposizione per qualsiasi approfondimento.

Luigi Lucchi
Sindaco di Berceto (PR)

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