“Costituente” dei Sindaci della Provincia di Parma

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Pur nella mia ignoranza mi è dato di sapere che quando un sistema, un impero, un modello sociale è in decadenza, ha finito la spinta propulsiva, richiederebbe, insomma, una profonda rigenerazione, al contrario si attarda il tutto, come un accanimento terapeutico, ricercando mirabolanti ricette che arrivano tutte alla stessa conclusione pur nelle sfaccettature diverse delle epoche, dei secoli, delle situazioni: si cerca di accentrare il potere nelle mani di poche persone, ridurre gli organismi di rappresentanza, la partecipazione alle decisioni per il bene comune.

La decadenza dell’Italia è tanto evidente che neppure ci sarebbe bisogno di cogliere anche gli aspetti che portano, visibilmente, al desiderio di accentrare, ridurre gli spazi della democrazia. Fa specie, invece, che sussista un apparente consenso, che i cittadini arrivino, sulla base di informazioni volutamente errate, a desiderare che il loro “potere”, di Popolo Sovrano, venga notevolmente ridotto.

C’è il desiderio, insomma, a mio avviso, privo di reale consapevolezza delle conseguenze, che qualcuno comandi con autorità. Si ritiene, insomma, che le sue decisioni, il suo arbitrio, serviranno per farci uscire da una situazione che riteniamo disperata e che ci toglie speranza nel futuro.
Io credo che tutto questo sia aberrante e mi meraviglio di sentirmi, perché lo sono, solo con queste preoccupazioni, queste paure e vedo tutti i riti (il 25 aprile) che ci fanno ricordare la lotta per la libertà e democrazia come vuoti. Ci stiamo, infatti, consegnando, senza protestare, lottare, a un sistema “totalitario” ed esaltiamo, senza prenderne esempio, chi ha avuto il coraggio di lottare per darci la libertà e la democrazia. Ci sentiamo assolti per questo, ci sentiamo ugualmente combattenti della libertà.

Ci identifichiamo in coloro che ci hanno preceduti per non assumerci, ora, le nostre responsabilità, per non difendere, ora, la nostra libertà e democrazia. Un sistema totalitario, quello in atto, che non userà, certamente, soprattutto in Italia, soprattutto in Europa, le oppressioni di un tempo.
Ci saranno i giornali, ora addirittura il web ed internet, tanti canali radio e televisivi e si potrà insultare, liberamente, in ambito politico, i simboli del potere. Quello che resta del Parlamento, che è e sarà nominato e non eletto, della classe politica in genere, si comporterà (già si comporta) come un esercito dedito al saccheggio delle risorse del popolo che sono rimaste e lo si vede con la Banca d’Italia, le poste, l’Eni, le riserve auree e tanto altro. Ho riassunto come vedo la situazione e purtroppo non credo di sbagliare: la realtà è quella descritta per sommi capi.

Non posso, però, visto che l’Italia è il mio Paese, restare con le mani nelle mani.

E’ mio dovere, nel mio piccolissimo ruolo di cittadino e Sindaco, fare qualche cosa, tentare qualche cosa. Ho preso coraggio, lo devo ammettere, dalle tesi di un professore degli Usa: Benjamin Barber, insegnante alla City University di New York che teorizza in un poderoso libro “Se i Sindaci governassero il mondo”. Lo sostiene, il governo del mondo da parte dei sindaci, questo professore, per salvare la democrazia, la libertà e tutelare i cittadini e avere ancora progresso.
In questi anni, è innegabile, che ho sempre sostenuto che la politica, la bella politica, visto la situazione data, se ripartirà, come ce ne sarebbe un gran bisogno, potrà farlo solo ripartendo dai Comuni, anche quelli piccoli e dai sindaci. Servirebbero dei sindaci coraggiosi, preparati, consapevoli del loro ruolo in un momento cruciale che richiede molto più della normale amministrazione e soprattutto molto di più che la normale politica. Molto di più rispetto il ruolo di “macchiette” in cui ci hanno o ci vorrebbero relegare con la nostra fascia tricolore, i matrimoni, i tagli di nastro, gli appelli roboanti e vani, le ordinanze pittoresche e inoffensive. Il Sindaco, rispettando un dettato costituzionale, deve tutelare i propri concittadini e praticare quella che è definita l’azione, l’amministrazione di un buon padre di famiglia.

In questa logica non credo possibile, ad esempio, accettare, costi quel che costi, che il Governo, il Parlamento, lo stesso Presidente della Repubblica, arrivino a stravolgere la Costituzione attraverso decreti, leggi, disposizioni che tolgono, di fatto, il potere di voto ai cittadini che si troveranno amministratori pubblici nominati e non eletti, come i Sindaci e Presidenti della
Provincia che verranno soppiantati dai Presidenti delle Unioni dei Comuni e da Presidenti eletti in definitiva dai partiti e non dai cittadini. Uno sfregio alla democrazia e non certo un pegno alla modernità e all’efficienza di cui avremmo tanto bisogno se li si volessero perseguire per davvero. Non possiamo neppure accettare, come Sindaci, d’essere dei gabellieri, direi dei veri e propri aguzzini, nei confronti dei nostri concittadini, per ordine dello Stato, che scippa, dal 2012 e lo farà anche nel 2014, soldi da tasse e imposte tipicamente comunali.

Un Sindaco, credo, abbia anche il compito, oltre di tutelare i propri concittadini, di salvaguardare il territorio, l’ambiente, il paesaggio e questo oltre ad essere difficoltoso, un compito titanico, oggi, a tutti gli effetti, nonostante i bisogni, le emergenze, viene delittuosamente impedito perché i Comuni, anche se avessero risorse non potrebbero investirle tenuto conto del patto di stabilità. A ben vedere, come se esistesse un disegno ben orchestrato, c’è un attacco ai Sindaci, ai Comuni, quindi ai cittadini, alla cellula di uno Stato democratico, per renderli inoffensivi. I risultati negativi già si intravedono nel giudizio dell’opinione pubblica portata a fare di tutta l’erba un fascio: i politici tutti ladri, gli amministratori tutti incapaci. E’ il risultato, a mio avviso, che si voleva raggiungere: rendere inoffensivi, “sputtanati” coloro che potrebbero, i Sindaci, organizzare la “resistenza” su tutto il territorio Nazionale. Contrastare questa deriva morale, democratica, economica e sociale. Ho ancora un barlume di speranza e inviterò i miei collegi, sindaci del parmense, a vendere cara la pelle, durante l’incontro del 15 febbraio a Medesano.
Il ritrovarsi tutti i sindaci del parmense potrebbe rappresentare, come auspico, l’incoraggiarsi l’un l’altro, per essere all’altezza dei tempi che richiedono, a mio avviso, da parte dei sindaci, un lavoro e un desiderio di rinascita per il Paese.
La nostra Italia.

Luigi Lucchi
Sindaco di Berceto

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