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Mio bisnonno Pierantonio Lucchi raccoglieva quattro castagne e di queste tre doveva darle ai padroni del fondo agricolo denominato Casa Cani. Mio nonno Marco, bambino, insieme ai fratelli, se mangiava qualche “baletto” (castagne lessessate) in più, doveva nascondere le bucce sotto il letame perché il padrone ispezionava, guardava dappertutto e non voleva essere “derubato” neppure di poche castagne che assopivano la fame dei suoi “servi” Ecco la maggior parte delle persone, solo 100 anni fa, erano servi, forse servi della gleba, anche se in Italia non c’era lo Zar.
Io, anticomunista, come debbono esserlo tutte le persone democratiche che mettono al primo posto la libertà, la dignità della persona, arrivo a benedire il comunismo, anche egoisticamente visto che in Italia non lo abbiamo subito ma bensì lo hanno subito i Russi, perché proprio il comunismo, facendo paura, è servito per addolcire l’ottusità, l’egoismo dei padroni anche in Italia.

Fatta questa premessa è ridicolo pensare che Luigi Lucchi sia un sindaco, una persona, da additare per una politica antisindacale. Benedetti, invece, i sindacati, che hanno aiutato gli operai, la povera gente a farsi valere. Lasciati soli, infatti, ogni poveretto avrebbe continuato ad essere un servo e subire, forse, ancora oggi, la ius primae noctis. Detto questo ritengo che esistano dei problemi, e non piccoli, e infatti il sindacato è in crisi e la povera gente torna ad essere sfruttata. Mi piacerebbe che il sindacato leggesse questa crisi, aiutasse a superarla, tornasse ad essere un motore e non un freno.
Chi è assunto regolarmente, soprattutto in un Ente pubblico, ha salvaguardato tutti i diritti e forse ha anche dei privilegi. Chi non è assunto, invece, è tornato ad essere un servo in Italia e uno schiavo, vero, in altri Paesi. La maggior parte delle persone, in Italia, oggi, a ben vedere, sono servi. E’ o non è un problema questo?
Lo affrontiamo?
Io voglio dare il mio contributo e allora chiedo, oltre alla politica anche al sindacato di dare il loro.
Da ignorante, però, penso che il sindacato debba dirimere una questione: essere come un ordine professionale e tutelare, giustamente, costi quel che costi, i diritti, i privilegi ecc. degli iscritti o al contrario essere il motore, insieme alla politica, alla bella politica, di cambiamenti, giustizia, equità.
Nel primo caso, ad esempio, il sindacato (due delle tre confederazioni) fa benissimo a difendere i 20 dipendenti della Comunità Montana. Non se ne conosce né il ruolo, né le funzioni vere, né l’utilità per la società ma si conosce, invece, la loro remunerazione, il loro posto fisso, il loro, rispetto ad altri cittadini, privilegio. Sono, in definitiva, un’avanguardia di quanti, tutti gli abitanti della montagna, dovrebbero essere trattati (posto fisso, sicuro, ben remunerato senza morire di fatica) Nel secondo caso, invece (quello che da politico, amministratore, leader politico debbo, per dovere e passione, assolvere anch’io) SI DEVE GUARDARE IL BENE COMUNE. La generalità dei cittadini. Ebbene i dipendenti pubblici, per fortuna non tutti, sono dei privilegiati e neppure hanno bisogno dei sindacati per tutelare i loro sacrosanti diritti. Ci pensano i politici deboli e incapaci a privilegiarli, aiutarli in tutti i modi. E’ giusto, mi chiedo, oggi, impegnare le risorse di una morente, per fortuna, Comunità Montana, senza più funzioni, per pagare 20 stipendi? Per mantenere una sede lussuosa illuminata, riscaldata, rinfrescata ecc.? Non voglio licenziare, ci mancherebbe, nessuno ma queste persone, questi dipendenti, non sarebbero più utili, per la collettività, impegnate ad aiutare persone anziane, handicappate, bisognose e deboli? Non sarebbero più utili se pulissero boschi, facessero le sistemazioni idraulico-agrarie nei vasti territori abbandonati? Nei locali lussuosi della Comunità Montana non sarebbero più utili camere d’albergo? I soldi per luce, gas, telefoni ecc., sempre dell’inutile Comunità Montana, non sarebbero meglio spesi per aiutare quanti prendono 500 o ancora meno di pensione? Appaio demagogico? Populista? Lo dico, invece, seriamente e non mi ritengo tale. Mi ritengo un montanaro stanco di sentire parlare di problemi e vedere che noi montanari, in pratica, andiamo in senso contrario di quanto servirebbe alla montagna, ai nostri paesi e territori per risorgere. Alla fin fine, però, in questo marciume, cari sindacati, se volete additarmi come un impuro non mi dispiace. Se volete la solidarietà, contro di me, di tutti gli altri sindaci che se vi seguissero sarebbero dei morti che si credono dei vivi, non mi dispiacerebbe. Io conosco i bisogni della povera gente, i loro dolori, le loro preoccupazioni. Conosco l’importanza anche di un singolo centesimo e quanti sacrifici fanno coloro che lavorano, senza tutele, per pochi mesi. Quanti sacrifici fanno coloro che dalle cooperative, ad esempio, sono andati in pensione con 367 euro al mese. Conosco la miseria e la ristrettezza economica. Voglio combattere, per davvero, tutto questo e lo farò con voi al mio fianco o con voi contro di me. Lo farò con i miei colleghi sindaco vicino o contro. Lo farò sempre perché detesto le ingiustizie, la demagogia, quanti si affiancano ad un povero per campare bene, alle sue spalle, tutta la vita. Se nel tuo cuore attecchisce il seme del socialismo o ammiri l’insegnamento di Gesù, anche se arrivi a considerarlo un semplice uomo, non hai paura di nulla. Non farai violenze, non avrai invidia ma detesterai sempre la povertà e la miseria e quanti su queste piaghe ci campano.

Scritto da Luigi Lucchi

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