Gabriele è alle prese con l’esame di diritto pubblico, uno degli esami più importanti della facoltà di Legge. Ultime ore da dedicare al ripasso prima di cimentarsi con questo esame, uno scoglio da superare che gli genera parecchia ansia. Si sta, infatti, avvicinando sempre di più il fatidico giorno e mio figlio Gabriele sta ripassando le ultime cose. Sì, proprio Gabriele. Sono due anni che ormai sta dando esami all’Università. Ha scelto Legge, per seguire le orme paterne. Hmm, avrà fatto bene? Non so. Intanto studia.
E questo di diritto pubblico è l’esame che finora lo ha preoccupato di più. E dire che solo due anni fa era alle prese con l’esame di maturità. Quello sì, che fa paura, perché ci si sente chiamati a superare la prima, vera, grande prova della vita. L’esame di maturità è come il primo amore: non si scorda mai. Tutti siamo stati tra i banchi di scuola. Tutti conosciamo la paura dell’esame, il timore di essere interrogati proprio sull’unico capitolo, che non abbiamo preparato. Ricordo quando questa esperienza l’ho fatta io e devo dire che l’orale mi faceva veramente paura. Io ero il terzo: ricordo molto bene l’attesa, quei minuti su e giù per il corridoio prima di entrare nell’aula… e poi il professore che mi chiama…: inizialmente mi tremava la voce, ma cercavo di controllare l’emozione nonostante intorno a me avessi tutti quei professori che mi guardavano e mi ascoltavano. Mentre parlavo non riuscivo a controllare quello che dicevo; avevo imparato a memoria tutto quello che dovevo dire, ma quando mi sono seduto di fronte ai professori, ho dimenticato ogni parola. Dentro di me, allora, mi sono detto: questo è il momento di esporre quello che so con le mie parole. Ho, quindi, improvvisato e, dato che nessuno mi ha interrotto, ho continuato tranquillamente a parlare, contento di vedere di fronte a me volti interessati. Finito il colloquio mi sono sentito soddisfatto di tutte le fatiche sostenute fino ad allora ma, nello stesso tempo, dispiaciuto perché era già tutto finito. Non fraintendetemi: non volevo ricominciare; solo che avevo aspettato talmente tanto e con ansia quei giorni che alla fine mi sembrava strano che tutto fosse già finito. Ed ora sono io che, giustamente compiaciuto, mi trova ad incoraggiare il mio primogenito, non per l’esame di maturità, ormai per lui un vecchio ricordo, ma anche per questi esami di giurisprudenza.
In bocca al lupo, Gabriele!
Scritto da Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)