Famiglie italiane

Attualità e Società

E’ sera, con una mano digito sui tasti del computer, nell’altra ho il terzo pezzo di dolce che ha fatto mia moglie. Mentre scrivo, mi accorgo di avere gli occhi gonfi e rossi per la troppa consuetudine con lo schermo del PC. Penso a mio padre. Di che cosa è morto? Della stessa cosa di cui muoiono tutti, alla fine: per una serie di circostanze.

Aveva una malattia che non poteva essere curata. Non c’è stato nulla da fare. Ma adesso è inutile parlarne. Adesso. Mmh. E allora dov’è il problema? Mi chiedo: che c’è oltre la memoria? Vicino a me Gabriele, mio figlio grande, è pensieroso. Sono convinto che non occorra la magia o la psicoterapia per scoprire che cosa vogliano i nostri figli. Basta chiederglielo e ascoltare attentamente le loro risposte. Oh, vuole solo i soldi per la benzina. Okay, a questo punto preferisco non fargli altre domande. Gabriele, dondolando la testa soddisfatto, esce. Ripenso a ieri, al lavoro. Le voci sono come l’influenza: quando arrivano devono fare il loro corso e quando se ne vanno si portano dietro la carriera di qualcuno. Spengo il computer. Mi allento la cinta dei pantaloni con una smorfia di piacere. Raccolgo il telecomando e passo pigramente da un canale all’altro, fermandomi infine su un telegiornale che guardo per qualche minuto con annoiata disattenzione, consapevole che mi si stanno abbassando le palpebre. Non sto male. Sono solo stanco, stanchissimo. Prima di scivolare nel sonno, all’improvviso scuoto il capo incredulo. Una notizia sorprendente. A una settimana dal Family day, ieri la commissione Affari sociali della Camera ha presentato la sua indagine sulla famiglia-tipo in Italia. Non emerge nulla di nuovo, se non la sconfortante conferma che le famiglie numerose sono solo un ricordo, che ci si sposa sempre meno, che aumentano i figli nati fuori dal matrimonio, che gli italiani sono sempre più anziani, che nascono pochi bambini, che i soldi per arrivare a fine mese non bastano mai. Da tempo, oramai, la famiglia patriarcale italiana non esiste più. I nuclei si sono fatti piccoli: due figli al massimo per coppia. Molti sono gli ultraottantenni, con problemi di non autosufficienza. I giovani, che non possono mantenersi, restano a casa e non si sposano. Il primo figlio, per un’italiana, arriva intorno ai 30 anni e, quando arriva, costa. Capperi, sembra assurdo ma i nostri politici fanno di tutto per discriminare la famiglia rispetto ai single: sposarsi non solo non conviene ma è addirittura penalizzante. I single sono trattati meglio dei coniugi ai fini fiscali. E allora, perché fare figli nel matrimonio se conviene farli al di fuori? Che barba. Non mi lascio intrappolare. Vada al diavolo pure la politica fiscale italiana. Capito?

Scritto da Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

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